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I lavoratori della Lafert di Fusignano durante una protesta in Regione, a Bologna
Fumata ancora grigia dopo l’incontro tra l’azienda e le parti sociali nella vertenza Lafert di Fusignano, il nuovo appuntamento ora è stato aggiornato al prossimo 6 febbraio. Martedì, al tavolo svoltosi presso la sede di Confindustria Veneto Est di Marghera, erano presenti l’amministratore delegato e il responsabile delle relazioni sindacali del gruppo Lafert, le rsu degli stabilimenti delle province di Venezia, Ravenna e Bologna e le rispettive strutture sindacali territoriali. Nel corso dell’incontro l’amministratore delegato ha illustrato l’andamento del gruppo Lafert nel periodo 2018 – 2024, segnalando come il 2024 rappresenterebbe un anno assolutamente negativo con un calo del fatturato di oltre il 25% rispetto al biennio 2022 – 2023, oltre a risultati operativo e netto significativamente negativi. "Dati, questi, mai portati a conoscenza della delegazione sindacale nel corso degli incontri del 2024 – ricordano le sigle sindacali Fim Cisl, Fiom Cgil e UilM Uil –. Così come il piano industriale che è stao successivamente illustrato". Tale piano prevede: l’abbattimento dei costi derivante anche dalla chiusura dello stabilimento di Fusignano (risparmio di 1,4 milioni di euro), una revisione delle attività produttive e la crescita delle vendite.
A seguito di questa presentazione le sigle sindacali, in maniera compatta, hanno ribadito quanto sia "inaccettabile la soluzione di scaricare le responsabilità della strategia industriale degli ultimi anni sulle lavoratrici e sui lavoratori dello stabilimento di Fusignano", respingendo totalmente la decisione di chiusura del sito produttivo, inoltre hanno commentato negativamente il piano industriale presentato che "appare fondato semplicemente su tagli lineari: infatti un risultato operativo a pareggio sarebbe possibile solo grazie ai tagli e al sacrificio dello stabilimento di Fusignano". Preoccupa poi anche il futuro degli stabilimenti di San Donà di Piave e Noventa di Piave: "Il piano industriale non fornisce nessuna garanzia sulla prospettiva a lungo termine, con forte preoccupazione rispetto ai problemi non risolti di qualità che si teme possano solo aggravarsi per la dichiarazione aziendale di acquisto di componenti dai Paesi asiatici per abbattere i costi, e di produzione, segnalando anche un utilizzo non attento della cassa integrazione".
In definitiva, la delegazione sindacale ha bocciato il piano industriale che prevede la chiusura di un sito produttivo e ha chiesto alla direzione aziendale di entrare nel dettaglio delle singole voci, soprattutto per fatturato e riduzione dei costi. "È necessario avviare un confronto serio che parta dal ritiro della procedura di licenziamento collettivo – hanno dichiarato – e che inverta i presupposti di fondo del piano industriale: da un ragionamento impostato sui tagli (anche brutali sulla pelle delle lavoratrici e dei lavoratori di Fusignano) a un ragionamento incentrato realmente su investimenti e prodotto, che garantisca la salvaguardia di tutti e quattro gli stabilimenti di San Donà di Piave, Noventa di Piave, Bologna e Fusignano". L’incontro si è concluso con una riconvocazione di tutte le parti per giovedì 6 febbraio per proseguire il confronto sul piano industriale presentato ed entrare nel merito dei singoli titoli.
Matteo Bondi