
I necrofori portano via il corpo della vittima dal condominio di Lido di Savio. Iolanda Castillo, aveva 34 anni
Ravenna, 25 marzo 2025 – Si faceva chiamare la ‘Dea dell’amore’ negli annunci che in quegli anni pullulavano sulle ultime pagine dei giornali introdotti da una sfilza di ‘A’ e corredati da una miriade di aggettivi roboanti. Una vita tutta in salita quella di Iolanda Castillo iniziata a Santo Domingo dove la donna era nata inel 1962 e dove aveva lasciato un figlio piccolo per venire in Italia a cercare fortuna. E finita in un appartamento di Lido di Savio nella primavera del 1996. I carabinieri avevano trovato la 34enne la mattina del 5 maggio sul suo letto: il suo assassino le aveva legato le mani con la cintura della vestaglia e le aveva tappato la bocca con un paio di slip da uomo. Poi l’aveva picchiata e accoltellata più volte in un crescendo di violenza. Infine, prima di sparire, le aveva conficcato due coltelli all’altezza del cuore.
Dopo quasi 30 anni e diversi vicoli ciechi, le indagini hanno ora imboccato la strada del delitto ritorsivo maturato all’interno del mondo della prostituzione. Il movente sin qui delineato dalla procura, punta diritto verso un 62enne di origine brasiliana, ex protettore della vittima e salito apposta da Perugia per punire la 34enne colpevole di essersi affrancata da lui allontanandosi dal territorio del capoluogo umbro, dove prima esercitava, per raggiungere la riviera ravennate. Al momento gli inquirenti, coordinati dal pm Monica Gargiulo, stanno cercando il sospettato non solo in Italia: si guarda soprattutto al Brasile le cui autorità sono già state formalmente sollecitate. Ma il 62enne non si trova: sparito chissà dove nel vasto Paese sudamericano, o forse nel frattempo deceduto. L’inchiesta a suo carico è già passata attraverso un’udienza preliminare al termine della quale il giudice Andrea Galanti ha da un lato pronunciato un non doversi procedere per irreperibilità dell’imputato. E dall’altro ha disposto ricerche senza fissare alcun termine dato che l’omicidio non cade mai in prescrizione. Se il 62enne dovesse essere rintracciato, il processo verrebbe subito riaperto: tanto che l’udienza è già stata fissata per il primo giorno non festivo di settembre se l’uomo dovesse essere rintracciato nel primo semestre dell’anno; o a febbraio se nel secondo semestre. La richiesta di rinvio a giudizio risale al 12 settembre 2022. L’accelerazione investigativa era arrivata grazie all’analisi di vecchi reperti.
In particolare nell’ottobre del 2020 i Ris avevano rilevato una forte verosimiglianza su un’impronta lasciata sulla scena del crimine: un anulare destro sulla superficie interna della porta di casa della vittima. E l’impronta del 62enne disponibile sull’Afis, il sistema informatico che permette di accedere alle varie banche dati italiane di impronte. Ben 17 punti di convergenza che avevano cementato i sospetti sul brasiliano grazie anche ad altri elementi al contorno. Vedi dichiarazioni di una persona a vicina al sospettato, le analisi dei tabulati telefonici e vaglio dei rapporti tra l’uomo e la vittima compiti sia dai carabinieri dell’Investigativo di Ravenna che dei colleghi perugini.
Con un problema tecnico da risolvere: nel 2002 l’impronta del brasiliano era stata rilevata in maniera non corretta nel contesto di un arresto per droga: non era cioè completa, ne mancava un pezzetto. Ecco dunque la necessità di interpellare le autorità del Brasile per procedere a nuovi accertamenti tecnici e per comparare anche il Dna, magari nel contesto di un incidente probatorio. Quello del brasiliano non è un nome nuovo nell’inchiesta sulla morte di Iolanda Castillo: già a suo tempo l’uomo era stato indagato, come oggi a piede libero, per omicidio aggravato da sevizie e crudeltà. Nel 2006 la sua posizione era stata archiviata dal gip per mancanza di elementi. Ora però il delitto della ‘Dea dell’amore’ potrebbe conoscere un finale diverso.