La protesta dei prof del ‘Torricelli’: "Educazione civica alternativa"

I docenti del liceo faentino criticano le linee guida emesse dal Ministero dell’Istruzione per la materia "Neppure una parola sulla crisi ecologica né si parla di educazione all’affettività o alla sessualità".

La protesta dei prof del ‘Torricelli’: "Educazione civica alternativa"

La professoressa Gloria Ghetti durante una protesta nel periodo della pandemia

Sarà un’educazione civica particolare quella che hanno deciso di applicare nella loro scuola i docenti del liceo ‘Torricelli-Ballardini’ di Faenza. Cinquanta di loro, titolari di varie materie, hanno sottoscritto un documento con il quale, in nome dell’autonomia dell’insegnamento, respingono le linee guida emesse dal ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara, definite una forma di "diseducazione civica". La protesta, che ha il sostegno della dirigente, è sancita da un documento apparso anche sul sito web dello storico istituto, in cui negli anni hanno insegnato alcuni dei maggiori ceramisti del Novecento, come Carlo Zauli, Alfonso Leoni e Angelo Biancini. "Nelle linee guida di Valditara non compare neppure una parola sulla crisi ecologica che stiamo attraversando, in primis qui in Romagna – fa notare la docente di storia e filosofia Emanuela Minardi –. Un qualsiasi studente potrebbe chiedere ai suoi prof se vivono anche loro nel presente oppure no. Non comprendiamo perché non si possa parlare di cambiamento climatico e dei suoi effetti".

Fra i docenti che dovranno caratterizzare alcune delle loro ore come dedicate all’educazione civica c’è anche Gloria Ghetti, pure lei insegnante di storia e filosofia. "In terza penso tratteremo il genocidio dei nativi americani, cominciato da Colombo nell’isola di Hispaniola e protrattosi nei secoli. Sarà il tramite per ricollegarci ai genocidi contemporanei, come la shoah, o il massacro degli armeni, e per riflettere sull’intento genocidario di cui è stato accusato il governo israeliano". Il liceo ‘Torricelli-Ballardini’ ha fama di scuola abituata a non abbassare la testa: durante le chiusure degli istituti al tempo della pandemia subì addirittura l’occupazione delle aule, attuata non dagli studenti ma dai prof, in un caso con poche analogie nel mondo. "La nostra è una scuola inclusiva, in cui da anni esiste la possibilità di una carriera alias, con ambienti neutri per chi non si riconosce nei due generi predominanti – evidenzia Minardi –. Da qui non si arretra: nelle direttive ministeriali non si parla di educazione all’affettività o alla sessualità, ma nella nostra scuola non si tornerà al concetto di famiglia patriarcale del Novecento, né all’epoca in cui per gli omosessuali vigeva il “non dire, non chiedere”. Quei tempi sono finiti".

"Segnaliamo al ministro – evidenzia Gloria Ghetti – come il suo concetto di ‘patria’ non compaia nella Costituzione, che giustamente parla di ‘Repubblica’. Le sue convinzioni non solo sono estranee a quelle dei costituenti, il che immagino non lo turbi eccessivamente, ma anche a quelle di Mazzini e Garibaldi, che si circondarono di persone di altre culture e promossero l’emancipazione della donna, degli ebrei, l’eguaglianza fra i popoli. La sua idea di ‘patria’ sembra funzionale a vedere un nemico in chi è diverso. Gli faccio notare che nelle nostre classi ci sono già studenti di origine straniera, e nessuno di loro è un nemico".

Filippo Donati