REDAZIONE RAVENNA

La Procura a Traversara. Primo sopralluogo del pm. È l’anticamera di un’inchiesta

Il sostituto procuratore Coco era accompagnato dal comandante dei carabinieri di Lugo. Sotto la lente la ‘diga’ di legna sul ponte a Boncellino e la tenuta delle opere realizzate dopo le prime alluvioni.

La Procura a Traversara. Primo sopralluogo del pm. È l’anticamera di un’inchiesta

Il sostituto procuratore Coco era accompagnato dal comandante dei carabinieri di Lugo. Sotto la lente la ‘diga’ di legna sul ponte a Boncellino e la tenuta delle opere realizzate dopo le prime alluvioni.

Il primo sopralluogo per fare luce su questa terza alluvione ravvicinata, la procura lo ha compiuto ieri mattina nel fango di Traversara. Non a caso nella piccola frazione di Bagnacavallo: si tratta del punto in assoluto più colpito dal disastro. Ed è lì che il pm di turno Francesco Coco si è recato accompagnato dal comandante della Compagnia dei carabinieri di Lugo, il capitano Cosimo Friolo. In zona era presente anche il comandante provinciale dell’Arma, il colonnello Andrea Lachi.

A questo punto appare dunque chiara l’intenzione del terzo piano del palazzo di giustizia di aprire presto un fascicolo per quanto accaduto negli ultimi giorni. Gli spunti dai quali partire non mancano di certo. Vedi la tenuta (o meno) delle opere realizzate dopo le ultime due alluvioni, quelle del maggio 2023 che avevano ancora una volta picchiato duro in modo particolare proprio su queste zone con otto vittime in totale (una nella prima e sette nella seconda).

Quindi potrebbero finire al vaglio degli inquirenti le opere rinviate ed eventualmente inquadrate invece come prioritarie. E ancora gli accorgimenti adottati dopo le allerte meteo lanciate nei giorni scorsi. C’è poi un argomento che negli ultimi giorni ha sollevato tante polemiche a partire da uno scatto diventato ormai emblematico: la catasta di legna da disboscamento che si era accumulata da sponda a sponda nei pressi del ponte ferroviario di Boncellino. Un evidente intasamento insomma allo scorrere delle acque: il sospetto è che sia stato alimentato in buona parte dal legname accatastato dopo lo sfalcio eseguito lungo gli argini di fiumi. Nel caso, quelle cataste non avrebbero dovuto essere rimosse dopo le prime allerte meteo? Del resto era prevedibile che l’innalzamento delle acque avrebbe trascinato via tutti i tronchi. E in generale, gli sfalci sono stati eseguiti come prevedevano i protocolli?

Quesiti che sembrano fatti apposta per una consulenza tecnica. Ironia della sorte, giusto poche settimane fa il procuratore Daniele Barberini aveva incaricato tre esperti del politecnico di Milano - un meteorologo, un ingegnere idraulico e un geologo - per venire a capo della alluvione di fine maggio 2023, la più pesante di tutte e tre. Il collegio di esperti, nell’ambito di una fascicolo aperto per ora contro ignoti per disastro colposo, dovrà dirci se quell’alluvione fosse prevedibile. E, nel caso, se le conseguenze fossero prevenibili. Visto che i tre si sono messi al lavoro da pochi giorni, forse sarà possibile estendere il quesito anche a questa ulteriore alluvione. Nell’attesa di conoscere la possibilità tecnica di questo scenario (ricordiamo che comunque occorrerà un certo tempo per raccogliere il materiale necessario ad alimentare il fascicolo come verbali di intervento o di sopralluogo, esposti, testimonianze, immagini), rileviamo la presenza del presidente della provincia e sindaco, nonché candidato del centrosinistra alla prossime Regionali Michele de Pascale, a Traversara negli stessi momenti del sopralluogo della procura.

"Ci siamo incrociati casualmente con il pm - ha sottolineato de Pascale -, gli ho augurato buon lavoro e basta". Come dire, nessuno scambio di impressioni sulla situazione: "Ero a Traversara a fare il mio sopralluogo, non sapevo che ci sarebbe stato quello della procura". E sullo spinoso tema degli sfalci degli argini, de Pascale ha precisato che la competenza "è della Regione: in questo anno ha fatto tanta pulizia negli alvei: sul Montone con ogni probabilità è stata utile". Su Marzeno e Lamone "erano in corso enormi cantieri di disboscamento: sono stati travolti anche quelli dalle acque". Il che potrebbe spiegare tutta quella legna accatastatasi a Boncellino, località nella quale "l’argine crollò nella prima e nella seconda alluvione: stavolta lì ha tenuto" e il problema c’è stato più a valle, "a Traversara", anche se avrebbe potuto cedere "pure a Santerno". In ogni modo secondo de Pascale "se continuano a tappare i buchi e non lavoriamo sul sistema, non ce la possiamo". E magari proprio il tema delle strategie seguite finora, sarà uno di quelli presto sondati dalla procura.

Andrea Colombari