È nelle librerie il libro edito da Einaudi, ‘La mia battaglia’, scritto a quattro mani dall’attrice e drammaturga ravennate Chiara Lagani e dall’attore e regista Elio Germano, già protagonisti dell’omonimo spettacolo teatrale che ha scosso le coscienze, lanciando un segnale d’allarme sul delicato tema della libertà di ciascuno di pensare con la propria testa. Nasce infatti nel 2017 la collaborazione tra la fondatrice e direttrice artistica della compagnia Fanny & Alexander, che si è aggiudicata il premio speciale per l’innovazione drammaturgica al Premio Riccione, e l’artista romano vincitore di ben tre David di Donatello, di un Nastro d’Argento e di un Orto d’Argento come migliore attore.
Chiara Lagani, come ha conosciuto Germano?
"Mi ha contattato lui per aiutarlo in un’impresa molto particolare, dopo aver visto ‘Him’, lo spettacolo della mia compagnia che metteva in scena uno sproloquiante Hitler, interpretato da Marco Cavalcoli, nella versione ‘inginocchiata’ dell’icona di Cattelan, e dopo aver seguito il progetto sui ‘Discorsi pubblici’".
Qual era l’idea di base della temeraria sfida?
"Mettersi dalla parte del male. L’arte ha spesso raccontato il nazismo e forme di totalitarismo, ma è raro che lo abbia fatto a partire da un discorso che sembra quasi voler ingannare il pubblico. La nostra riflessione congiunta si è orientata a partire dal ‘Mein Kampft’ di Hitler, studiato, manipolato, reso più discorsivo possibile, mescolato con immagini ed espressioni diverse".
Come siete riusciti a far ‘cadere in trappola’ il pubblico?
"Lo spettatore doveva essere preso alla sprovvista. L’entrata in scena del popolare Germano che si presenta come se stesso, suscita immediata fiducia. Così, quasi per caso, inizia a parlare di corruzione, della deriva della politica e del lavoro che manca, tutti temi condivisibili. A poco a poco, però, il ‘registro’ linguistico cambia e il pubblico si trova a essere inorridito da quanto poco prima stava invece applaudendo".
Durante il debutto al Tondelli di Riccione nel 2018 e per tutta la tournée, siete riusciti a suscitare nel pubblico reazioni anche estreme…
"Sì, ben oltre le nostre stesse aspettative. Al culmine del monologo, gli spettatori insorgevano contro Elio, gli chiedevano di smettere, talvolta discutevano tra loro, si zittivano a vicenda, fischiavano e applaudivano scompostamente. Al termine dello spettacolo poi, non se ne andavano, restavano in sala a discutere anche per ore sull’idea di manipolazione, sul perché le figure carismatiche possano essere così soggioganti".
Un esperimento sociale ben riuscito che ora è ‘sfociato’ in un libro?
"Sì. Il testo non è il copione ma un sintesi del percorso fatto, in grado di svelare anche il dietro le quinte. Il volume è arricchito da alcune foto di scena e da un’intervista doppia a Germano e me a cura di Rodolfo Sacchettini".
Come sta trascorrendo questo lungo periodo di chiusura dei teatri a causa della pandemia?
"Per tenermi lucida e attiva, ho studiato e lavorato per prepararmi al futuro. Oltre al testo ‘La mia battaglia’, ho ultimato una mia nuova traduzione che uscirà in maggio. Con la compagnia, invece, siamo riusciti a completare le prove all’Alighieri dello spettacolo ‘L’isola disabitata’ di Haydn he speriamo di portare in teatro il prossimo autunno".
Roberta Bezzi