La ’diga’ di Boncellino. Iniziate le operazioni per rimuovere il legno. Ma il ponte è basso

Operai al lavoro per liberare l’infrastruttura dai tronchi tagliati e mai rimossi. Una residente: "Raccolte 500 firme per alzarlo. Non ci hanno ascoltato".

La ’diga’ di Boncellino. Iniziate le operazioni per rimuovere il legno. Ma il ponte è  basso

Operai al lavoro per liberare l’infrastruttura dai tronchi tagliati e mai rimossi. Una residente: "Raccolte 500 firme per alzarlo. Non ci hanno ascoltato".

Nella mattinata di ieri è stata rimossa la ciclopica diga di legname che si era formata a ridosso del ponte ferroviario della linea Ravenna-Castel Bolognese a Boncellino (Bagnacavallo) e che aveva contribuito, insieme alle basse strutture del ponte, a far tracimare il Lamone dalla sponda sinistra. Da ore erano al lavoro tre macchine operatrici fra ruspe e ragni meccanici. Le tonnellate di rami e tronchi sono state ammonticchiate sugli argini da dove dovranno essere rimosse al più presto. Che la massa di legna e la bassa struttura del ponte siano state, insieme, la causa della tracimazione non si presta ad alcun dubbio considerando quanto emerge da un veloce monitoraggio sul posto: sul ponte i binari sono ricoperti di fango, segno che l’acqua era riuscita a sorpassare la struttura mentre a filo delle spalle della struttura vi sono profonde voragini per l’erosione del terreno, altro segno evidente di come il Lamone abbia cercato anche altri sfoghi. Quando la piena è aumentata (11,29 metri), verso le 4 di giovedì notte, c’è stata la tracimazione sia a ridosso della ferrovia sia un centinaio di metri a monte, a margine di via Sottofiume Boncellino.

La circolazione dei treni rimarrà sospesa fino a che non saranno stati fatti i controlli sulla stabilità del ponte. "Dopo la rotta di sedici mesi fa abbiamo raccolto cinquecento firme per chiedere che quel ponte ferroviario fosse alzato, ma nessuno ci ha ascoltato": la signora Claudia, che abita proprio sotto l’argine e ha avuto la casa allagata, allarga le braccia, vinta dalla disperazione. "Quando è accaduto non eravamo in casa perché verso le 22 di mercoledì sono passati a ordinare l’evacuazione dalle abitazioni entro i cinquanta metri dal fiume. Dal telefonino osservavo la curva della piena e vedevo che non si abbassava mai, diversamente che da altre parti…e quando ieri mattina siamo rientrati ne abbiamo visto la causa…" aggiunge. L’enorme quantità di acqua esondata dalla sommità degli argini si è riversata nei campi verso Bagnacavallo allagando decine di abitazioni in un ampio rettangolo di territorio compreso fra le vie Sottofiume e Boncellino e il terrapieno della ferrovia e raggiungendo anche i campi lungo via San Gervasio fino ai laghetti di pesca sportiva.

Molte delle case sono rimaste allagate per la terza volta in sedici mesi (una casa a ridosso del sottopasso ferroviario di via Sottofiume era stata appena ristrutturata dopo le inondazioni precedenti): tutta l’area fu invasa da fango e acqua anche in occasione delle due rotte in sinistra, a ridosso del ponte dei binari, il 2 e il 16 maggio 2023. L’argine, non efficacemente riparato la prima volta, si riaprì mentre il successivo cantiere con ingenti lavori è riuscito a mettere in atto un efficace consolidamento della struttura che ha retto all’onda di piena dell’altra notte, ma avendo la sommità allo stesso livello del ponte ferroviario, cioè bassa, non ha potuto impedire la tracimazione. Tornando al legname è evidente che si tratta in buona parte di tronchi e rami non adeguatamente raccolti dopo il taglio operato nell’estate del 2023 nel quadro della ‘mitigazione del rischio’ di esondazione: come è noto lungo il Lamone come per gli altri fiumi della provincia è stata messa in atto una operazione di riduzione pressoché totale del verde attraverso il taglio della vegetazione e degli alberi o anche il loro sradicamento nei punti in cui si sono rimodellati e rinforzati gli argini.

Lavori effettuati da ditte private su incarico dell’Agenzia regionale per la sicurezza del territorio. A questa tipologia di legname si aggiunge quella dovuta al cedimento e morte delle piante per ciclo naturale. Ma è evidente che ciò che è mancato, in ogni caso, è il controllo sui lavori, nel quadro di un necessario continuo monitoraggio dei corsi d’acqua. D’altronde dighe del genere si sono formate, e nelle ultime ore sono state rimosse, anche in altri punti come ai ponti del Senio sulla via Emilia a Castel Bolognese e all’ingresso di Cotignola.

Carlo Raggi