REDAZIONE RAVENNA

La collina stravolta Il presidente del Cai: "Intorno a Casola Valsenio i sentieri non esistono più"

L’associazione in queste settimane è impegnata con la protezione civile per assistere i residenti nei dintorni del borgo dei Crivellari.

La collina stravolta Il presidente del Cai: "Intorno a Casola Valsenio i sentieri non esistono più"

È sull’Appennino che l’eredità delle piogge del mese di maggio è più simile a quella lasciata da un forte terremoto. "In alcune parti dell’Appennino, come in quello attorno a Casola Valsenio, non esiste sostanzialmente più alcun sentiero", conferma Francesco Rivola, presidente della sezione faentina del Club Alpino Italiano. La perdita di questo patrimonio non è paragonabile a quanto accaduto sul fronte della viabilità, con strade da rifare e frazioni, case e aziende isolate. Ma si tratta di un altro tassello che si aggiunge a un quadro di stravolgimento generale della geografia.

"Alcuni nostri associati hanno provato a fare delle ricognizioni da quelle parti: hanno impiegato ore per coprire distanze altrimenti percorribili in tempi molto più brevi, a causa delle continue deviazioni e dei cambi di percorso imposti dalle frane, che si trovano letteralmente ovunque, a distanza di poche decine di metri l’una dall’altra". Il Cai è fra gli enti parte della galassia della protezione civile: in queste settimane i suoi uomini sono impegnati nell’assistenza ai residenti e ai loro animali che vivono nei dintorni del borgo dei Crivellari. Per l’Appennino faentino il 2023 diventerà una sorta di anno zero: "Molti di quei sentieri andranno ridisegnati, talvolta con modifiche anche importanti ai loro tracciati, dettate dalla nuova conformazione delle montagne. Ai cittadini posso solo consigliare di non avventurarsi su percorsi franati, ma di aspettare che le varie sezioni del Cai abbiano validato lo stato dei sentieri. Frane che possono apparire stabilizzatesi sono ancora a rischio smottamento: là sopra è bene non camminare". Sui sentieri del comune di Brisighella, i più frequentati dell’Appennino faentino, la situazione è meno grave ma comunque seria: "il sentiero 505 (quello che unisce Faenza al crinale appenninico, ndr) è franato nella sua parte in cui attraversa i calanchi. Non appena potremo spingerci fin là in sicurezza valuteremo se qualcosa può essere salvato: occorrerà ad ogni modo molto tempo prima che si possa camminare di nuovo sui calanchi o nella parte di 505 non lontana dalla Torre del Marino". Anche il sentiero 507, quello che da Fognano raggiunge il Monte del Tesoro e poi San Cassiano, "risulta franato in più punti". Paradossalmente, i gessi, notoriamente molto fragili, sembrano aver accusato il colpo in maniera minore: "Una parte di sentiero di crinale sulla Riva del Gesso andrà probabilmente ridisegnata per via di una fessurazione apertasi in queste settimane, ma si tratterebbe di una deviazione di pochi metri".

La panoramica che il Cai sta lentamente squadernando davanti a sé è in continua evoluzione: "molti punti sono irraggiungibili a piedi, e a vari altri è impossibile addirittura avvicinarsi lasciando le auto poco lontane, perché pure le strade sono franate". Mauro Renzi, fra coloro che per il Cai si occupano appunto del disegno e delle manutenzione dei sentieri, è drastico: "Credo che appena un 20 per cento dei sentieri sia ancora percorribile così come lo conoscevamo".