La casa famiglia ’Zio Giò’ resiste: "La tragedia non ci ha fermato"

Prosegue l’attività della struttura di Belricetto, creata da Luca e Monica Tarroni, che persero la vita lo scorso 30 marzo in un incidente. A portarla avanti il figlio 18enne, Giovanni, e il nonno Nevio.

La casa famiglia ’Zio Giò’ resiste: "La tragedia non ci ha fermato"

La casa famiglia ’Zio Giò’ resiste: "La tragedia non ci ha fermato"

Ospiti e loro famigliari, personale e ‘amici’ della casa famiglia ‘Zio Giò’ di Belricetto, hanno festeggiato lo scorso 16 giugno il 18° compleanno di Giovanni Donati, figlio di Luca e di Monica Tarroni, la coppia di coniugi che lo scorso 30 marzo, vigilia di Pasqua, perse la vita a causa di uno incidente in moto verificatosi a Savio lungo la Romea Sud. Dal 2015 erano i gestori della struttura, situata in via Fiumazzo, che avevano deciso di chiamare ‘Zio Giò’, ossia il soprannome che avevano dato allo stesso Giovanni. A fronte di una simile tragedia, il neo maggionenne, al cui fianco non è mai mancato il nonno paterno Nevio, si trovò di davanti ad un bivio, ossia cosa ‘fare’ della casa famiglia. "Dopo alcune valutazioni – spiega Nevio –, non ce la siamo sentita di chiudere l’ attività. Forse era la cosa più semplice da fare, ma la prima domanda che ci siamo posti è stata dove poi collocare i nonni. Se infatti avessimo chiuso i battenti, avremmo dovuto trasferirli presso strutture pubbliche in cui trovare posti è davvero difficile, oppure ricollocarli presso le rispettive famiglie. Uno scenario che avrebbe con tutta probabilità sconvolto le loro abitudini. In secondo luogo avremmo dovuto licenziare i dipendenti, la cui esperienza accumulata qui in struttura gli avrebbe sicuramente consentito di trovare una nuova collocazione, comportando tuttavia un disagio".

Non solo: "Un ulteriore motivo che ci fatto propendere per continuare l’attività della casa famiglia, è che ci sembrava ua sorta di ‘offesa’ per i genitori di Giovanni, i quali avevano fatto enormi sacrifici per avviarla. Monica e Luca credevano veramente in questo lavoro. Anzi, per loro era diventata una vera e propria missione". Non a caso, prima di intraprendere l’attività presso ‘Zio Giò’, Monica si era fatta apprezzare per la sua attività di volontariato, in veste di educatrice di bambini disabili, nella cooperativa sociale ‘Il Cerchio’. Tutti motivi per cui Giovanni e il nonno Nevio si sono rimboccati le maniche. "Grazie anche al prezioso aiuto di commercialisti, in particolare lo studio ‘Mirandola’ di Lugo, nonché di avvocati che ci hanno assistito, nel giro di pochi giorni sono state completate tutte pratiche burocratiche necessarie per (ri)avviare l’attività. Esprimo, assieme a Giovanni, un particolare e sentito ringraziamento ai nostri dipendenti Elena, Maria e Michela, che di fronte a questa tragedia non si sono persi d’animo, dimostrando una professionalità, un impegno e uno spirito di sacrificio davvero encomiabili. Senza di loro la casa famiglia non avrebbe potuto proseguire l’attività. Se siamo qui lo dobbiamo anche a loro. Sia pure gradualmente, abbiamo ripreso quelle piccole attività che i nonni hanno sempre apprezzato: come ad esempio passeggiate nei parchi, feste a tema e qualche giornata in un ‘padellone’ a Casalborsetti"".

Luigi Scardovi