ANDREA COLOMBARI
Cronaca

Interventi sul Senio: braccio di ferro al Tar

I giudici: sul compendio immobiliare della Ecoghiaia srl di Faenza dovrà decidere il tribunale superiore delle Acque Pubbliche

Un macchinario al lavoro per realizzare delle casse di espansione (archivio)

Un macchinario al lavoro per realizzare delle casse di espansione (archivio)

Di acque si parla. E la decisione dovrà essere presa dal tribunale superiore delle Acque Pubbliche. È quanto ha stabilito il Tar rimettendo ai colleghi di altro tribunale una questione che, almeno sulla carta, è destinata ad avere un certo peso in materia di alluvioni. Stiamo infatti parlando di un compendio immobiliare di Faenza di proprietà della ’Ecoghiaia’ srl funzionale alla realizzazione - si legge nella sentenza depositata nei giorni scorsi - delle casse di espansione per la laminazione delle piene del Senio. Ad approvarlo, un apposito decreto del gennaio 2019 del presidente della Regione nella sua veste di commissario straordinario per il rischio idrogeologico.

La localizzazione dell’opera era peraltro già stata avvallata nel gennaio 2006 con determinazione del responsabile del servizio Difesa Suolo e Bonifica corredata di dichiarazione di pubblica utilità e "apposizione del vincolo espropriativo". Ma eccoci arrivati al maggio 2023: alle due alluvioni ravvicinate che avevano flagellato il territorio manfredo e non solo. Nell’occasione, con delibera del 4 maggio, il consiglio dei ministri aveva dichiarato lo stato di emergenza per 12 mesi. Ed eccoci arrivati al provvedimento datato 8 aprile 2024 dell’agenzia regionale per la Sicurezza Territoriale del quale Ecoghiaia chiede l’annullamento. Si tratta di una "occupazione di somma urgenza" necessaria per i lavori da eseguire rapidamente. E cioè "casse di espansione per il Senio nei comuni di Brisighella, Faenza e Riolo Terme". E ancora interventi, sempre urgenti, per il "ripristino della capacità di deflusso del Savio e la sistemazione morfologica delle aree più prossime all’alveo". Vedi Cuffiano, Santa Caterina e Tebano. Come dire, tutti via da lì per fare posto ai nuovi lavori. Di fatto il 22 aprile la società aveva diffidato l’Agenzia a entrare nelle aree di sua proprietà ritenendone illegittima l’occupazione. Il 9 maggio a sua volta l’Agenzia aveva comunicato di non potere mollare la presa vista la "urgenza di interventi non dilazionabili di ripristino della funzionalità di alveo e argini". Ed ecco allora il ricorso al Tar: perché per la srl mancherebbero i presupposti di "necessità, urgenza e temporaneità". E poi non sarebbero nemmeno state individuate con precisione le opere da realizzare; da ultimo il provvedimento amministrativo sarebbe finalizzato a un altro scopo: l’esproprio, azzerando così la convenzione tra Comune e società.

Davanti al collegio amministrativo bolognese presieduto dal giudice Paolo Carpentieri, l’Agenzia per prima cosa ha sollevato la questione della giurisdizione del Tar. Un’eccezione ritenuta fondata visto che "gli atti impugnati, sono tutti volti alla realizzazione di opere funzionali alle casse di espansione per il Senio". Altri giudici insomma dovranno decidere.

a.col.