Annamaria Corrado
Cronaca

Dopo il raschiamento scopre di essere ancora incinta

Causa contro l’Ausl. La ginecologa non aveva visto la gemellina, che poi è nata sana

Ecografia (foto di repertorio)

Ravenna, 16 aprile 2015 - INCINTA di 5 settimane del primo figlio, si è sottoposta ad un raschiamento dopo che la ginecologa, all’ospedale Santa Maria delle Croci, le aveva detto che il feto era morto. Ma a distanza di un mese, durante la visita di controllo, la scoperta assurda: nell’utero un piccolo cuore batteva ancora e con regolarità. Era quello di un feto di dodici settimane.

UNA STORIA che ha dell’incredibile quella accaduta ad una giovane mamma ravennate nel 2007. La donna, assistita dall’avvocato Nicola Bombardini, all’epoca aveva 29 anni e decise di citare la ginecologa, chiedendo all’Ausl la condanna per responsabilità per condotta negligente e imprudente, e un risarcimento di 20.000 euro per i danni non patrimoniali subiti. L’Ausl però ritenne non ci fossero responsabilità da parte del personale dell’ospedale. Confermando anzi che in quella circostanza il raschiamento era un intervento assolutamente necessario. Né l’Ausl ritenne ci fossero stati danni nei confronti della giovane mamma. È stata così istruita la causa con indagine tecnica e nei giorni scorsi il giudice Tommaso Paone ha emesso la sentenza che dà ragione alla donna, stabilisce con chiarezza la responsabilità della ginecologa e quantifica il danno morale in 12.500 euro.

LA VICENDA era iniziata nel luglio del 2006, quando la giovane donna, incinta di 5 settimane, andò dalla ginecologa dell’ospedale per una visita di controllo. Fu in quell’occasione che la dottoressa, sospettando un aborto, le consigliò di tornare dopo una settimana per un ulteriore controllo. Durante la visita successiva la ginecologa disse di non riuscire a sentire il battito cardiaco del feto, consigliò quindi di effettuare alcuni esami di laboratorio e, di lì a pochi giorni, nonostante l’esito regolare degli esami, consigliò alla donna di effettuare con urgenza un raschiamento, perché non si sentiva più il battito cardiaco del feto.

Questo dopo aver effettuato nelle ultime due visite, anche un esame ecografico. Il giorno successivo la donna si sottopose, in day hospital, a raschiamento, eseguito sempre dalla ginecologa e lasciò l’ospedale sapendo di dover tornare dopo un mese per i controlli di prassi. Ma fu proprio quel controllo a riservare l’assurda sorpresa: la donna, che nel frattempo aveva assunto antibiotici prescritti dall’ospedale, praticato sport e ricominciato a fumare, era ancora incinta di 12 settimane. La visita infatti evidenziò la presenza di un feto con il piccolo cuore perfettamente funzionante. La donna sin dall’inizio era incinta di due gemelli e il raschiamento per fortuna non aveva danneggiato il secondo feto.

IL GIUDICE ha dichiarato che la dottoressa non ha agito «con la dovuta diligenza» e che non vi possono essere dubbi sulla responsabilità del medico in servizio a Santa Maria delle Croci. La donna inoltre, sempre secondo la sentenza, non ha subito un «danno biologico permanente, inteso come lesione all’integrità della persona, ma ha evidenziato un notevole stato di disagio e preoccupazione legato all’inadeguato e precipitoso trattamento di raschiamento, sia per le potenziali malformazioni fetali». Nella primavera del 2007 la donna ha dato alla luce una bambina bellissima e in perfetta salute.