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Cronaca

In futuro picchi di calore estremi: “La Romagna simile al Nordafrica”

La crisi climatica complica il lavoro dei meteorologi alle prese con fenomeni come i temporali violenti. L’esperto Randi: “Eventi localizzati come quello di Cervia saranno però prevedibili poche ore prima”

Ravenna, 19 luglio 2023 – Il clima della pianura padana – né mediterraneo, né continentale – è da sempre difficile da descrivere a chi non ha mai sperimentato la vita in questa porzione d’Italia. E ora lo è sempre di più, come conferma Pierluigi Randi, meteorologo Ampro (associazione meteo professionisti) alla luce delle attuali ondate di caldo estremo.

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Randi, come dobbiamo chiamare il ‘nuovo’ clima padano?

"Partiamo dal presupposto che abitiamo un’area chiusa da Appennini e Alpi e affacciata su un mare poco profondo come l’Adriatico, che è uno scarso termoregolatore. Ecco perché abbiamo inverni freddi ed estati molto calde: una condizione che troviamo solo in piccole porzioni del Nord America o del Giappone, fra le altre. Detto questo anche il clima padano sta cambiando, ed enormemente: fino a 60 anni fa la stagione meno piovosa era l’inverno, ora è l’estate. Siamo ancora in un clima con caratteristiche leggermente più continentali rispetto a quello mediterraneo, ma la situazione è in rapida evoluzione".

L’Italia si sta riscaldando più velocemente del resto del mondo, giusto?

"E’ quel che accade in tutto il Mediterraneo: siamo circa 1,2 gradi sopra il periodo preindustriale, mentre la media mondiale è superiore di 1,1 gradi. Dettagli che possono sembrare poco significativi, ma che comportano ondate di calore superiori di 4 o 5 gradi rispetto a quanto accadeva in passato. Un’atmosfera più calda trattiene inoltre più acqua: ecco perché assistiamo a una globalizzazione delle ondate di calore in tutto l’emisfero nord, accompagnate da alluvioni in Corea e Pennsylvania per molti versi analoghe alle nostre recenti".

A quale clima tenderà in futuro la Romagna?

"Forse ci troveremo a fare i conti con condizioni simili a quelle del Salento degli anni ‘60, o addirittura a quelle nordafricane".

La successione di eventi climatici estremi sta mettendo in crisi le colture normalmente più identificate col Mediterraneo, come grano, vite, olivo, frutta. A quale civiltà agricola somiglierà la Romagna del futuro?

"Lì per lì potrebbe essere affascinante pensare che in Italia si faranno strada colture tropicali, alcune delle quali già peraltro presenti da alcuni anni in Sicilia, ma non dimentichiamo che qui i picchi di freddo invernali, benché meno numerosi, continueranno ad esserci. Non mi sorprenderei però di vedere dei tentativi per coltivare agrumi anche al nord. Penso che a cambiare, più che i prodotti agricoli coltivati da migliaia d’anni, saranno le tecniche, ed eventualmente la genetica di quelle piante, selezionando le varietà più resistenti al caldo. Andrà trovato un compromesso fra un’agricoltura sostenibile a livello idrico e le necessità dell’essere umano".

Il lavoro del meteorologo è diventato più difficile a causa della crisi climatica? Il temporale che ha da poco colpito Cervia non era stato previsto.

"Più precisamente direi che erano previsti possibili fenomeni temporaleschi in un’area molto estesa dell’Emilia Romagna, i quali poi si sono verificati esclusivamente a Cervia, in maniera molto localizzata. E’ questo l’elemento più difficile da prevedere quando parliamo di temporali. Il cosiddetto nowcasting, cioè le previsioni elaborate qualche ora prima del verificarsi dell’evento, è però ormai sempre possibile".