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Imposta di soggiorno in Emilia-Romagna: Ravenna mantiene le tariffe del 2022

A Ravenna le tariffe dell'imposta di soggiorno restano invariate, mentre in altri comuni dell'Emilia-Romagna aumentano.

Due milioni al Comune: "Non la aumenteremo"

A Ravenna le tariffe dell'imposta di soggiorno restano invariate, mentre in altri comuni dell'Emilia-Romagna aumentano.

In tanti Comuni dell’Emilia-Romagna, Rimini in testa, l’imposta di soggiorno aumenta (con tariffe che a Bologna raggiungono i 7 euro a notte) ma Ravenna non ha in animo di ritoccare gli importi che restano quelli fissati nel 2022 ed entrati in vigore nel 2023. "Da parte nostra – spiega l’assessore al Turismo Giacomo Costantini – non abbiamo alcuna intenzione di aumentare le tariffe che avevamo fissato nel 2022 a valere dal 2023 in avanti e che avevamo ritoccato solo per gli appartamenti e i campeggi". Così come gli importi sono stabili. "Mediamente il Comune incassa circa 2 milioni di euro l’anno dall’imposta di soggiorno e le cifre sono stabili", spiega l’assessore Costantini. Che conferma anche le destinazioni del tributo.

"Gli impieghi, per obbligo normativo, devono andare a coprire voci di spesa corrente e non di investimento: per cui spendiamo quelle somme a sostegno dei beni culturali ma anche per il mantenimento dei lidi, la cura del verde pubblico e la promozione degli enti e del territorio. Trattandosi di spese correnti, ad esempio, possiamo investire sul mantenimento di un parco ma non possiamo acquistare una panchina che non sarebbe una voce di spesa corrente". Le categorie, gli albergatori in particolare, chiedono da tempo che le somme incassate attraverso l’imposta di soggiorno siano utilizzate prevalentemente per la promozione. "E infatti noi spendiamo anche in quella direzione – spiega ancora Costantini – ma se noi promuoviamo il territorio e la destinazione i titolari delle strutture devono loro proporre direttamente le strutture: spetta alle imprese o ai loro consorzi, non al Comune".

Attualmente gli ospiti delle strutture alberghiere, a seconda del numero di stelle, pagano da 1 a 5 euro, i campeggiatori da 0,50 a 0,80 euro, nelle strutture ricettive extralberghiere (tipo case e alberghiere e ostelli da 1,25 a 1,50 euro, negli appartamenti ammobiliati 1,50 euro e nei bed and breakfast 2 euro. E questo passaggio di denaro, incassato dal titolare dell’attività che poi deve riversarlo al Comune, crea non poche difficoltà e anche conflittualità che approda spesso davanti alla Corte dei Conti. Ultima a incapparci, in ordine di tempo, nel ravennate, è stata la Rv Group srl che, in ragione delle imposte incassate per due strutture ricettive gestite - si è ritrovata condannata a pagare in solido con la sua amministratrice unica pro tempore poco più di 25mila euro al Comune. Secondo la corte contabile si è infatti trattato di un chiaro danno erariale il fatto di aver incassato l’imposta senza trasferirla al Comune.