REDAZIONE RAVENNA

Imbrattamenti, condannati gli antifascisti

Pene fino a un mese per aver coperto simboli nazisti e scritto ’ora e sempre resistenza’ contro la commemorazione del gerarca Muti

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In un caso, sotto i flash dei fotografi, con bombolette spray avevano sovrapposto disegni di fiori e cuori a svastiche e altri simboli nazisti. Nell’altro a uno degli imputati veniva attribuita la scritta ’ora e sempre resistenza’ comparsa due anni fa, in un chiosco del cimitero monumentale, alla vigilia della commemorazione dell’ex gerarca fascista Ettore Muti. Sia il primo sia il secondo, ieri mattina, il giudice Andrea Galanti li ha ritenuti a tutti gli effetti episodi di imbrattamento aggravato, condannando tre componenti della Rete Antifascista di Ravenna. Pena di venti giorni a testa (sospesa), per Michael Da Ros, 26enne di Ravenna, e Stefano Pelloni, 38 anni di Lugo. Un mese e dieci giorni (ma pena non sospesa), per Raffaella Veridiani, 54 anni, di Ravenna. I tre, difesi dall’avvocato Giovanni Fresa, si erano opposti all’iniziale decreto penale di condanna (un mese a testa), scegliendo il processo in abbreviato. Per un quarto, Luca Varetto (un mese e 15 giorni), si procede separatamente. A tutti i componenti della Rete Antifascista veniva contestata l’iniziativa del 19 settembre 2018 quando, dopo averlo comunicato alla stampa, si radunarono in via Santi Baldini per cancellare con vernice spray dal muro della scuola d’infanzia Garibaldi simboli come croci celtiche e uncinate. "Un lavoro costante antifascista che mira alla cancellazione delle formazioni politiche nazi-fasciste che sono tutte fuori legge", lo avevano definito gli attivisti ’antifa’. Su facebook la Veridiani aggiungeva: "Sono mesi che le svastiche, il simbolo delle Ss e la croce celtica sono in bella vista sul muro della scuola. Per coprire quelle scritte si impiegano minuti...". L’iniziativa era stata oggetto di un’interrogazione al question time del consigliere di Forza Italia, Alberto Ancarani, il quale, biasimandola, riteneva che i protagonisti non avessero realmente intenzione di cancellare quei simboli, bensì di "espandere gli imbrattamenti presenti con ulteriori imbrattamenti". E aggiungeva: "Se la loro intenzione fosse realmente benemerita questi soggetti si doterebbero di una macchina sabbiatrice e provvederebbero a cancellare gli imbrattamenti anziché espanderli".

L’avvocato Fresa, in subordine all’assoluzione piena, chiedeva quella per fatto tenue, facendo leva su una sentenza della Cassazione che l’aveva confermata in un caso analogo, cioè di copertura di pareti già imbrattate. L’episodio al cimitero, attribuito alla sola Veridiani, che l’ha però disconosciuto, risale all’agosto sempre del 2018, quando su un chiosco in disuso del cimitero comparve la scritta ’ora e sempre resistenza’ con il disegno di una svastica schiacciata da un martello. Un atto di protesta per la commemorazione del gerarca Muti in programma il mattino dopo, quando in via Di Roma i carabinieri trovarono anche un pupazzo con le scritte in rosso ’Ettore Muti, vergogna fascista’.

Lorenzo Priviato