"Il tornado che si portò via un territorio"

Il meteorologo Pierluigi Randi spiega cause, effetti e curiosità del catastrofico evento del 22 luglio scorso

"Il tornado che si portò via un territorio"

"Il tornado che si portò via un territorio"

Nel pomeriggio del 22 luglio 2023 una striscia di territorio tra Voltana e Savarna, Chiesanuova, Taglio Corelli e parte di Alfonsine, fu devastata da un tornado con raffiche di vento tra i 170 e i 280 chilometri orari, con ‘punte’ prossime ai 300. A un anno da quel catastrofico evente il meteorologo Pierluigi Randi ne spiega cause ed effetti.

Randi, cosa innescò il tornado?

"Ci fu una combinazione di fattori che per fortuna nel nostro territorio non si manifesta spesso: l’arrivo da ovest-nordovest di aria fredda nord-atlantica in quota, nonché l’attivazione di venti forti ad alta quota. Scenari che, in atmosfera instabile, fanno sì che i temporali diventino facilmente violenti".

È vero che si registrò pure una particolare confluenza di venti?

"Sì, nei bassi strati la nostra zona venne a trovarsi in corrispondenza di un cosiddetto ‘punto triplo’, ossia la confluenza tra tre masse d’aria diverse: una calda e secca da sudovest (garbino), una calda e molto umida da est proveniente dal mare e una fredda e umida in discesa da nord attraverso Lombardia e Veneto. In corrispondenza di questo ‘punto triplo’ aumenta il rischio di temporali molto violenti e di tornado".

Quali caratteristiche presentava il tornado?

"Al radar la struttura del sistema era da manuale e sovrapponibile al modello concettuale, con eco a uncino ben sviluppata e forte rotazione antioraria. Il tornado apparteneva a una delle categorie peggiori: ovvero nascosto tra le precipitazioni di pioggia e grandine; in questo caso non è visibile con sufficiente anticipo e quando ci accorgiamo del suo arrivo è troppo tardi".

Come fu poi classificato?

"Si è accertato che la tipologia di danno era compatibile solo col passaggio di un tornado, con abbattimenti spesso incrociati, asportazione di strutture anche imponenti, tralicci dell’alta tensione divelti e contorti, detriti lanciati a grande distanza e spesso conficcati in tronchi o muri delle case, alberi spezzati e sfrondati. L’European Severe Storm Laboratory lo ha classificato come F3 (Scala Fujita) in una scala che va da 0 a 5, quindi un tornado severo e nei primi tre più violenti occorsi in Europa Nerl2023".

Cos’è un tornado?

"È una colonna d’aria rotante, estesa verticalmente dalla superficie alla base di un forte temporale, normalmente associata a una nube ‘a imbuto’ e con velocità minima del vento pari a 104,4 km/h (29 m/s) per almeno 3 secondi. L’imbuto o il cono del tornado sono in genere ben visibili. Tuttavia, in alcuni casi, il vortice e il cono vengono avvolti dalle precipitazioni e diventano quasi invisibili. È stato proprio il caso di quello dello scorso 22 luglio, evento che a livello provinciale è stato il più grave di cui si abbia notizia almeno dal 1900, e che a livello regionale rientra nei primi cinque più violenti mai osservati. Se consideriamo la sua larghezza, stimata con ottima approssimazione in circa 1,3 km, siamo di fronte a uno dei tornado più grossi mai registrati in Italia".

Qualche altra cifra/curiosità?

"Il tornado percorse circa 17 km tra Voltana e Savarna passando per Alfonsine nord, con una larghezza massima di 1,3 km. Dai danni rilevati non si può escludere che si siano formati più vortici ravvicinati in seno al mesociclone (tornado multivortex). In Emilia Romagna si registrano in media 6-7 vortici l’anno, ma si tratta quasi sempre di trombe marine, meno pericolose, anche se non da sottovalutare. Nel ravennate, dal 1950 i precedenti di tornado legati a supercelle sono solo tre: il 3 luglio 1979 a Roncalceci (F1 nella scala Fujita); il 19 ottobre 1998 ad Alfonsine (F0) e il 25 luglio 2004 a Ravenna (F0)".

Luigi Scardovi