Alberto Ferrero è una corda di violino. Tesissimo, non riesce a smettere di camminare. Per ore macina chilometri nella hall dell’hotel Diana, dove si è riunito il gruppetto dei suoi sostenitori in attesa dei risultati delle elezioni. C’è il dato del partito, regionale e provinciale, ma non è lì che si gioca la partita che tutti qui aspettano, riuniti attorno a un computer, scorrendo minuto per minuto i risultati pubblicati online dal ministero dell’Interno sulla piattaforma Eligendo. Sono le preferenze il vero nodo, visto che oltre a Ferrero Fratelli d’Italia ha schierato un altro pezzo da novanta, ovvero Stefano Bertozzi, consigliere comunale faentino. "Ci tenevamo a far correre i nomi di punta – dice Pierluigi Diaspri, coordinatore provinciale dell’organizzazione del partito – per portare più persone alle urne e raggiungere almeno il 20% dei voti, che per noi significa poter avere un consigliere in regione. Entrambi, sia Alberto che Stefano, volevano candidarsi e come partito abbiamo deciso di non ostacolare nessuno dei due. E poi è ovvio, tra di noi c’è chi ha fatto campagna per l’uno o per l’altro".
Un paio d’ore dopo la chiusura dei seggi il risultato generale è già chiaro. Nella hall dell’hotel Diana la tv è accesa su La7, dove Mentana dallo studio intervista un de Pascale sorridente. Qualcuno fa battutine, Ferrero si ferma qualche secondo ad ascoltare, ma ha sempre l’aria di chi ha puntato la propria attenzione altrove. È la vittoria che tutti si aspettavano anche qui, tra i fedelissimi di Fratelli d’Italia e dell’opposizione: non fa notizia.
Sono in 4 o 5 attorno a Ferrero, qualcuno passa per un saluto, come Nicola Grandi. Filippo Donati è seduto alla reception, segue tutto sul cellulare. Sui divani blu della hall un giovane militante tiene il computer sulle gambe e aggiorna in tempo reale i dati delle preferenze, ma gli scrutini sono lenti: è una lunga agonia per Ferrero, che parla ad alta voce al telefono. Fa previsioni, chiede pareri. Teme i risultati di Faenza, soprattutto: "Lì c’è il nocciolo", dice. L’avversario è Bertozzi, non de Pascale. Alle 17.45 i primi seggi lo danno in vantaggio di una cinquantina di voti, pochi per sentirsi al sicuro. Alle 19 guarda lo schermo, fa i conti in base a quante sezioni sono già state scrutinate, che Comuni mancano, i posti in cui lui è più forte (il capoluogo) e quelli in cui è più conosciuto Bertozzi (il Faentino): "Dovrei chiuderla a 3.200, 3.300 voti – dice – e lui un po’ meno. Ma manca ancora buona parte di Faenza". Ringrazia Nicola Grandi "per il lavoro di squadra" con i gruppi di opposizione della città, continua a parlare al telefono. Dopo 20 minuti una voce dall’altro capo lo mette di buonumore: è quella di Roberto Petri, dirigente nazionale del partito nonché marito della senatrice Marta Farolfi, che lo rassicura: "Le proiezioni sono buone", dice in vivavoce. Ferrero si rianima, ma resta teso: e l’impressione è che non si concederà un brindisi, o anche solo un minuto a sedere, fino all’ultima sezione scrutinata. "Se non va bene stasera parto – dice scherzando ai suoi fedelissimi –. Vado in montagna, mi rivedete per Pasqua".
Sara Servadei