Con la disastrosa inondazione del 16 maggio è la decima volta, in 75 anni, che il Senio esonda o rompe gli argini fra Tebano e Biancanigo e per la quinta volta, dal 1948, l’acqua del Senio ha messo in ginocchio il centro abitato, questa volta in modo ancora più grave delle precedenti considerando che all’acqua si sono aggiunte tonnellate di fango. Il 16 l’argine sinistro è collassato alle porte della frazione lato Tebano, spingendo l’acqua lungo via Biancanigo verso la periferia est di Castel Bolognese, ma già mezzo chilometro a monte il Senio aveva tracimato inondando i campi e spingendo l’acqua in direzione dell’abitato proprio lungo la direttrice del centro storico e della periferia ovest (la fortissima corrente dell’acqua convogliata anche nel canale dei Mulini ha comportato il cedimento del tratto tombinato vicino alla chiesa di Biancanigo, da cui la chiusura della strada).
A rompersi è stato l’argine sul quale nei mesi precedenti erano stati eseguiti i lavori per la costruzione della ciclovia del Senio inaugurata il 22 aprile, il cui avvio è a Tebano nei pressi della tracimazione. Ma già con la piena del 2 maggio quell’argine della ciclovia aveva ceduto a Biancanigo, qualche centinaio di metri a monte della falla più recente. E a denotare la fragilità dell’argine (che in alcuni punti è argine golenale con la golena trasformata in campi di frutteti) sono i teloni blu che in più punti lo ricoprono, e installati dopo la piena del 2 maggio, e il parziale collasso in un’ansa nei pressi della presa del canale dei Mulini. È ormai opinione corrente, nella zona che i cedimenti dell’argine siano in qualche modo collegati proprio ai lavori per la ciclovia.
Nel Senio dal 1948 si sono registrate quattordici massime piene e in dieci casi, come si diceva, il fiume ha tracimato o rotto gli argini nei pressi di Biancanigo e in almeno un’occasione anche oltre, verso la parrocchia della Pace. Nello stesso periodo la statale Emilia, a Ponte del Castello, è stata chiusa undici volte, l’ultima il 17 maggio scorso. è del 30 ottobre del 1948 la notizia di violenti nubifragi sulla Romagna con la piena di torrenti e fiumi fra cui il Senio con l’acqua che raggiunse la via Emilia nel tratto fra Castel Bolognese e Ponte del Castello (in piena anche il Marzeno mentre il Lamone straripò alle porte di Faenza allagando gli orti fino a via Canal Grande). E nove giorni dopo di nuovo piena del Senio con rotta dell’argine sinistro all’altezza di Biancanigo e case invase anche da due metri d’acqua.
Conseguenza dell’avanzare a valle dell’acqua fu come sempre l’allagamento della via Emilia, chiusa a Ponte del Castello.
Il 25 novembre 1949 nuovo straripamento del Senio a Biancanigo, con inondazione (fino a due metri d’acqua), allagamento di abitazioni e della via Emilia fino a Ponte del Castello. Fu una piena definita superiore a quella eccezionale del 1939. Nello stesso giorno esondò anche il Lamone a monte di Faenza con allagamento degli orti di via Firenze. Il giorno successivo il Senio ruppe gli argini e invase Fusignano. Ancora il Senio straripato a monte della Pace e chiusura dell’Emilia il 5 settembre 1959 e di lì a tre mesi, il 5 dicembre, nuova rotta a Biancanigo con inondazione dell’intero paese di Castel Bolognese. Situazione che si ripeté, enormemente aggravata, il 4 novembre 1966, giorno dell’alluvione di Firenze. Il centro di Castel Bolognese fu inondato da oltre mezzo metro d’acqua e molte famiglie dovettero abbandonare le case.
I castellani però avevano imparato dalle esperienze passate e approntarono misure di contenimento, ovvero la muratura, con tavelloni e gesso, delle grate delle cantine e degli ingressi. Chiusa ovviamente la via Emilia a Ponte del Castello. Il 15 e il 25 aprile del ’72 altra eccezionale piena del Senio con chiusura della statale Emilia e allagamenti di case nei terreni golenali. Proprio per cercare di porre rimedio alla fragilità delle sponde nei pressi della frazione di Biancanigo negli anni Settanta si concentrarono i lavori di rinforzo che hanno dato risultati positivi fino al 2 maggio scorso quando la piena ha spazzato l’argine-ciclovia (con replica il 16). Il primo dicembre ‘82 ecco una nuova piena del Senio con la conseguente chiusura, ma solo precauzionale, dell’Emilia, mentre il Lamone allagò molte case del quartiere di via Lapi per il rigurgito dalle fogne. Il 24 novembre 1991 il Senio in piena impose l’ennesima chiusura dell’Emilia (sempre a scopo precauzionale per non compromettere la stabilità del ponte). L’8 dicembre 1992 le forti piogge fecero tracimare il Senio a Riolo, Villa Vezzano e Tebano e fu chiusa la statale fra Castel Bolognese e Faenza. Lo stesso giorno era in piena anche il Lamone e le fogne rigurgitarono acqua nel quartiere dell’ex Orto Bertoni allagando cantine, garage e tavernette. Una situazione che si è ripetuta il 9 dicembre ’98 e, in modalità decuplicate, la notte fra il 2 e il 3 maggio scorso, con l’inondazione della parte est di Castel Bolognese. Poi le disastrose rotte del 16 e l’inondazione di tutto l’abitato.
c.r.