
Adolescenti fuori da scuola (repertorio). . Nel tondo la firma del protocollo in Prefettura
Uno psicologo dell’Ausl, che coordina il gruppo. E poi un operatore del centro antiviolenza del territorio, un rappresentante delle forze dell’ordine e, se necessario, anche un assistente sociale. È il team multidisciplinare che interviene nelle scuole medie e superiori nel caso in cui queste lo richiedano, una novità introdotta col rinnovo del protocollo di contrasto alla violenza di genere coordinato dalla Prefettura e firmato nei giorni scorsi, portando avanti e ampliando un progetto partito nel 2011. Nel mirino dei team (che sono tre, uno per ambito della provincia: Ravennate, Faentino e Bassa Romagna) ci sono violenza di genere (che può essere psicologica, oltre che fisica), omofobia, transfobia e bullismo. "Una volta ricevuta la richiesta, lo psicologo approfondisce la tematica confrontandosi col dirigente scolastico e col team – spiega la direttrice del Distretto sanitario dell’Ausl a Ravenna Roberta Mazzoni –. A seconda del problema decide il programma di intervento, che può prevedere 2 o 3 incontri col gruppo classe. Non ci si rivolge mai al singolo studente, ma sempre a tutto il gruppo. Si interviene con giochi a ruoli, approfondimenti ed elaborazione di prototipi per modificare l’approccio a queste tematiche". Un mese dopo l’intervento studenti e docenti rispondono poi a un questionario per valutare gradimento ed efficacia del progetto, e soprattutto per capire se il problema che aveva spinto la scuola a richiedere la presenza del team multidisciplinare sia stato risolto.
Il progetto permetterà agli esperti di intervenire maggiormente nelle scuole, il luogo in cui si manifestano i primi disagi e si formano gli adulti di domani. "Una ricerca recente dice che c’è sempre più precocità nell’individuare questi comportamenti – prosegue Mazzoni –. Nel 2020/2021 abbiamo riscontrato quasi il 20% di casi di bullismo in più nella fascia 11-13 anni rispetto al periodo precedente. La precocizzazione con cui gli adolescenti manifestano questi comportamenti merita di essere considerata da tutti gli attori: genitori, insegnanti e operatori di servizi sociali e sanitari. La scuola è un luogo privilegiato in cui più che altrove occorre lavorare su un’educazione volta al rispetto e al riconoscimento della dignità dell’altro. Questo viene già fatto con molti progetti di educazione affettiva e sessuale, ma ci siamo accorti che dovevamo intensificare le azioni e offrire altri strumenti, soprattutto quando vengono segnalate situazioni di difficoltà nella gestione del gruppo classe da parte dei docenti".
Per quanto riguarda le violenze di genere, che spesso sono psicologiche e comprendono omofobia e transfobia, "i nostri servizi, quali il consultorio giovani e lo spazio giovani, accolgono ragazzi che affrontano queste situazioni – aggiunge Mazzoni –, ma coloro che si presentano sono una minima parte: ci vuole coraggio e consapevolezza per chiedere aiuto. Questo progetto nelle scuole ora vuole avvicinarsi ai luoghi di vita dei ragazzi e fare prevenzione".
Sara Servadei