‘Il processo come Teatro. Breviario minimo dell’Avvocattore’ è il libro di Emanuele Montagna (foto), attore, regista e docente pugliese, che oggi alle 18 verrà presentato dall’autore alla Casa Matha. Si tratta di una piccola guida, un breviario da consultare da parte degli avvocati.
Montagna, come nasce l’idea di questo volumetto?
"Ha origini lontane. Ventuno anni fa io, attore e regista, fui chiamato dalla facoltà di giurisprudenza di Ferrara per tenere un corso di comunicazione persuasiva. Sono rimasto 13 anni".
Lei però è laureato in giurisprudenza.
"Sì. In me albergavano due anime: quella artistica e quella legata alla giurisprudenza. A 23 anni ho scelto definitivamente l’arte".
Le due anime si sono spesso incontrate nella sua carriera.
"Ho scritto e diretto testi teatrali di argomento ‘legal’. Ma vado anche nelle camere penali italiane a tenere corsi di comunicazione persuasiva. Ad un certo punto è nata l’esigenza di scrivere un libro".
Perché gli avvocati seguono le sue lezioni?
"Sentono il bisogno di comunicare più empaticamente, di allontanarsi da un modo di porsi paludato, io definisco questa nuova versione ‘avvocato 2.0’".
Non ha mai incontrato resistenze da parte loro?
"Le resistenze maggiori le ho incontrate da parte dei magistrati che vedono la situazione da un altro punto di vista e che, come scrive nella prefazione al libro la presidente del Tribunale di Marsala Alessandra Camassa, non vogliono essere persuasi".
Che rapporto ha con Ravenna?
"Ho diretto lo scorso anno il monologo di Asia Galeotti, bravissima attrice ravennate, su Anita Garibaldi voluto dalla Fondazione Risorgimento Ravenna, e poi il concerto recital su Dante esoterico, sempre con Asia Galeotti. Anche la mia casa editrice, Sbc Edizioni, è di Ravenna. Ho un rapporto molto bello. Inoltre quest’anno ho fondato a Bologna il Centro nazionale di comunicazione persuasiva".
a.cor.