Ottant’anni fa, liberata dai partigiani, perfetti esecutori, a differenza dell’VIII Armata Britannica, del piano di battaglia elaborato dal loro comandante Bulow, accettato dallo stesso comando alleato, Ravenna ebbe salvi i suoi immensi tesori artistici, gran parte delle residenze e delle attività manifatturiere. Fu la prima città della Val Padana liberata dai partigiani. Lo storico ufficiale americano, scrisse: "Poiché Ravenna era stata liberata dai partigiani i canadesi non ebbero difficoltà ad entrarvi". La storiografia alleata e nazionale è unanime. La battaglia iniziò nella notte del 3 dicembre, all’alba del 4 i tedeschi abbandonarono la città. Zaccagnini dichiarò: "Poiché i tedeschi erano fuggiti occupammo prima dell’arrivo degli alleati i centri vitali della città".
Per questa battaglia, il suo esito e per l’attività organizzativa della guerriglia in pianura Arrigo Boldrini (Bulow) fu decorato di medaglia d’oro su proposta britannica e la 28ª Brigata Garibaldi fu inserita nel fronte d’attacco alleato fino a fine guerra. Rarissimo episodio della guerra in Italia di intensa collaborazione con gli alleati, fu poi decorata di medaglia d’argento. Nel dopo-guerra la propaganda antipartigiana accusò il comandante Bulow e i partigiani ravennati di essere responsabili dei tragici fatti di fine guerra accaduti a Codevigo nel padovano. In realtà i fatti furono causati da ‘schegge impazzite’ civili e militari al di fuori e contrarie agli ordini dei Comandi militari. È assurdo incolpare una unità di combattimento. Il Comando della 28° Brigata fu subito scagionato dagli Alleati e dagli Ufficiali del “Cremona”, non fu mai processato né amnistiato. I diffamatori di Bulow sono stati negli anni condannati in cinque distinte cause dalla Magistratura ravennate e bolognese. Ravenna deve esser fiera di questa sua pagina di atoria , pertanto abbiamo proposto che il Ponte Nuovo, da dove entrò una parte dei partigiani liberatori, venga intitolato alla 28ª Brigata Garibaldi. Questo 4 dicembre deve essere causa di riflessione sulle vicende odierne nelle quali il neofascismo continua a manifestarsi in tutta la sua protervia, aggressività revanscista, negazionismo storico infischiandosene della Costituzione e delle leggi vigenti con un’inaccettabile tolleranza delle autorità ed istituzioni statali di fronte alla quale si ribadisce la necessità di nuove norme – già presentate in Parlamento – per rafforzare tale legislazione ad hoc.
Carlo Boldrini e Andrea Maestri
Presidente e vice presidente
Consulta antifascista