REDAZIONE RAVENNA

"Il laboratorio delle api di Guerra era in regola"

Durante il processo al veterinario Mauro Guerra, la difesa ha difeso la sua attività di apicoltore e la gestione del laboratorio, contestando le accuse mosse. Una testimone ha raccontato la vicenda del suo cane malato sottoposto a eutanasia.

Il veterinario Mauro Guerra fuori dall’aula del tribunale, durante una pausa dell’udienza (Foto Giampiero Corelli)

Il veterinario Mauro Guerra fuori dall’aula del tribunale, durante una pausa dell’udienza (Foto Giampiero Corelli)

Nel processo che vede imputato il veterinario Mauro Guerra, ieri mattina si è perlopiù parlato di api. Tra le contestazioni mosse, ne figura del resto una che tocca una delle attività del Guerra: quella di apicoltore. E per smentire la ricostruzione dell’accusa, la difesa aveva ingaggiato un esperto in materia, autore di un trattato di biologia delle api.

"Non è vero che il laboratorio non avesse i requisiti di legge", ha esordito il consulente prima di puntualizzare che "la legge non prevede uno spazio di 40 metri quadri ma cubi". Come dire che "il laboratorio era idoneo". E poi c’erano anche gli altri dispositivi previsti dalla norma di settore. Vedi "una superficie lavabile fino a due metri di altezza e reti anti-insetti alle finestre. Le attrezzature necessarie c’erano tutte: il banco dove posare i telaini, uno smielatote - che è una centrifuga - e vari contenitori in acciaio inox". L’esperto della difesa si è concentrato anche su "altri requisiti d’igiene: dalle foto, sul pavimento sembravano esserci migliaia di insetti morti: in realtà si trattava di poche api, ed è normale". E poi "in quel mese", siamo a dicembre 2020, "non erano state fatte le normali operazioni di pulizia perché in quell’anno, causa alcune macchie di muffa, volevano tinteggiare, come mi ha spiegato Guerra".

In ogni caso "in quel periodo dell’anno il laboratorio non è in funzione: poteva cioè essere usato come magazzino del materiale per l’attività di apicoltura: e dentro non fu trovato nulla di diverso". Da ultimo - ha sottolineato il consulente - "l’ispezione Ausl dell’agosto 2011 - primo controllo dopo la richiesta di idoneità del laboratorio - e quella del novembre 2013" avevano portato a un giudizio positivo tanto che i "documenti erano stati ritenuti conformi".

Nella stessa mattina, in aula davanti al giudice Piervittorio Farinella e al pm Marilù Gattelli, ha parlato anche una donna che, assieme all’ex marito, era andata nel novembre 2020 da Guerra per il cane di 12 anni malato, in seguito sottoposto a eutanasia. "Quando il dottore prospettò una situazione grave, il mio ex marito disse che non se la sentiva di andare avanti". Guerra invece "disse di provare e di vedere". Cortisone insomma, "e per una settimana vidi dei miglioramenti. Poi il cane smise di camminare: dovevamo prenderlo di peso anche per i bisogni. Chiamammo Guerra: aveva proposto indagini per capire cosa avesse, ma non sarebbe servito a trovare la cura". Il pm ha qui sottolineato che "non c’era nome per la malattia". La teste allora ha ricordato che Guerra "disse che c’era problema neurologico: qualcosa nel cervello che premeva. Avevamo appena avuto un secondo figlio: era difficile stare dietro al cane, una situazione pesante per tutti". "Però ha proposto lei stessa l’eutanasia senza approfondimento", ha ribattuto il pm. "Io conoscevo mio cane, e il mio cane non era quello", la risposta della teste che ha stimolato una ulteriore considerazione dell’accusa: "Lei non è laureata in veterinaria, non sa cosa avesse il cane".

a.col.