Nuccio Brancato, chef di professione, lei ha scritto sui social una poesia di Pessoa per ricordare Antonio Mazzetti: quali erano i vostri rapporti?
"Sì. Una poesia dedicata alla morte, il cui significato è che le persone continuano a vivere anche dopo che ci hanno lasciato. Io e Antonio ci frequentavamo spessissimo, pur non essendo amici stretti. Abbiamo fatto tante serate insieme. Io sono di origini siciliane, arrivai da Bologna a Ravenna nel 2007 e lavorai un paio di mesi con lui. Poi da lì si sono sviluppate tante collaborazioni. Ci prendevamo in giro, era una persona speciale".
Cosa ha provato quando ha appreso la notizia?
"È stato un colpo abbastanza duro. Antonio sembrava invincibile, era un gigante buono".
Com’era caratterialmente?
"Altruista, con la passione per la gente. Cucinava col cuore e questo si sentiva quando portava i piatti in tavola".
Vi frequentavate spesso?
"Una volta a settimana, per motivi professionali. Ora sto lavorando e cerco di non pensare a quello che è successo, ma domenica ci sono rimasto male male".
Tornando a Mazzetti, quali erano i suoi segreti in cucina?
"Ripeto: ci metteva il cuore e questo si sentiva nei piatti".
Qualche aneddoto?
"Antonio organizzò una serata a base di piatti siciliani e facemmo una collaborazione. Scherzando mi disse ’le olive in Sicilia le ho mangiate in un altro modo, non come le fai tu’. A quel punto gli feci presente la differenze tra la piadina a Ravenna e quella a Rimini..".
Le ha insegnato qualche segreto?
"Mi diede una ricetta dei passatelli speciale. La cucina era il nostro argomento di conversazione".
C’era un piatto che Mazzetti preparava come nessuno?
"Le tagliatelle col ragù. Il ragù, fantastico. Quando andavo alla Taverna San Romualdo stendeva sempre il tappeto rosso. Poi era un gran maestro per i crudi di pesce. E il risotto con la folaga, da applausi".
Umanamente Mazzetti che persona era?
"Amava la gente. Era un istrione. Il suo ingrediente segreto era proprio questo. Tra le sue altre passioni c’erano la moto e lo sport. Nuotava, andava in palestra, faceva di tutto. E poi i vini".
Era un intenditore?
"Sì, un gran maestro. Ricorda Mike Bongiorno che diceva ’allegria’? Ecco, la battuta preferita da Antonio era ’champagne!’".
l.b.