Il 17 gennaio, promossa dalla rete delle Pro Loco nazionali, sarà la Giornata nazionale dei dialetti e delle lingue locali. Ciò in armonia con i principi dell’Unesco presso cui UNPLI è accreditata fin dal 2012. Anche la nostra Romagna con le sue Pro Loco è attiva in queste iniziative, e non solo l’Associazione ‘Friedrich Schürr’ (austriaco studioso della lingua romagnola) che si adopera, fra l’altro, per far conoscere il dialetto nelle nostre scuole. Ancora una volta qualcuno si chiederà se oggi sia opportuno insistere sul dialetto, quando si sa che è destinato, prima o poi, a scomparire. Da lingua popolare il dialetto è divenuto, in questi ultimi decenni, lingua elitaria, e soprattutto della poesia.
Come non menzionare infatti nomi di respiro nazionale quali Albino Pierro, Biagio Marin, Delio Tessa, Franco Scataglini, Franco Loi (per fare solo alcuni nomi) e, qui in Romagna, ricordiamo almeno Raffaello Baldini, Tonino Guerra, Nino Pedretti, Walter Galli e i lirici ravennati Tolmino Baldassari e Mario Bolognesi. In particolare, il santarcangiolese Raffaello Baldini, è considerato quasi unanimemente dalla critica, a partire da Pier Vincenzo Mengaldo, uno dei maggiori poeti contemporanei. Per rispondere a chi avesse perplessità sul dialetto e considerasse inutile la poesia, ricorderei quel che diceva Alda Merini, la poetessa dei Navigli: "Bisogna essere pronti a urlare il verso, perché le epoche buie chiedono poesia. Essa, offre speranza, racconta l’indicibile e proprio per questo, andrebbe scritta sui muri, per strada o sui selciati". Sui muri delle città, come ebbe a scrivere il poeta ravennate Eugenio Vitali. Dimentichiamo troppo spesso che anche la lingua romagnola fa parte delle tradizioni del nostro passato, e pur guardando avanti verso un futuro che appare sempre più incerto, teniamo presente che i nostri vecchi col dialetto hanno convissuto lavorando, combattendo, vivendo momenti forti di convivialità e socialità. Valorizzare il dialetto quindi significa riconoscere non solo la propria identità, ma avere la capacità di preservare la nostra storia, perché è nelle parole in dialetto che è possibile anche ritrovare la terminologia delle arti e dei mestieri e delle tecniche di produzione. E dunque bisognerebbe evitare i pregiudizi negativi che ancora incombono su questa lingua. Il 17 gennaio alle 17,30, presso la sala Ragazzini del convento dei frati di San Francesco, si troveranno in un confronto vivace i canterini romagnoli, i membri della Schürr e della Capit. A conclusione, una lettura poetica in dialetto.
Nevio Spadoni