
Stanganelli dirige la Scuola di specializzazione in dermatologia a Parma
Ravenna, 23 marzo 2025 – Il padre, calciatore del Genoa, puntava ad avviare anche lui sui campi di calcio, magari in azzurro, ma il futuro di Ignazio Stanganelli era da un’altra parte, nella ricerca oncologica. Dopo la laurea in medicina a Messina, nel 1989 si è specializzato in dermatologia a Modena e, sempre con il massimo dei voti, in allergologia. Nel 1990 l’arrivo a Ravenna come medico volontario e subito dopo la svolta, borsista del ‘progetto Melanoma’ allo Ior. Da allora è stato un crescendo di innovativi risultati nella ricerca di metodologie e tecniche per una sempre più avanzata diagnosi del tumore della pelle e oggi Stanganelli è, fra le tante altre cose, direttore della Scuola di specializzazione in dermatologia all’università di Parma, responsabile del centro di dermatologia oncologica all’Irst di Meldola, ideatore della piattaforma internazionale multimediale MelaMed per l’informazione ai medici e membro del gruppo di lavoro per la telemedicina e la teledidattica, quest’ultima rivolta agli studenti perché l’imperativo è sì diagnosi precoce, ma soprattutto fondamentali sono le norme da osservare per evitarne cause di insorgenza.
Stanganelli, un calciatore in meno, ma un medico ricercatore con risultati di livello internazionale in più!
"Certo che il babbo, Giuseppe, ci avrebbe tenuto a vedermi campione. Lui aveva giocato in serie A e B, nel Genoa e nel Pisa, inizi anni 50, lo zio Pasquale presidente della Lega giovanile di calcio, mio fratello, Antonio, che militava nella giovanile del Catanzaro, io stesso giocavo negli allievi del Gioia Tauro. Mi portò anche a fare un provino a Coverciano nel tempio degli azzurri! Ma evidentemente il calcio non era per me".
Dove è nato?
"A Trapani. Il babbo all’epoca, era il 1960, giocava nel Marsala e aveva conosciuto lì la mamma, Anna Maria, insegnante e direttrice didattica. A due anni ci trasferimmo a Gioia Tauro, dove il babbo avviò la gestione di un grande albergo. Ricordo bene la rivolta del ‘70 per Reggio Calabria capoluogo e ancor meglio ricordo l’impresa di Barnard, il primo trapianto di cuore al mondo. Fu quell’evento a modellare il mio futuro".
Nel senso?
"Che già a meno di dieci anni sognavo di fare il medico e così è stato! Mi sono laureato a Messina nel 1985, massimo dei voti e lode e nel frattempo avevo chiaro un’altra tappa, specializzarmi in dermatologia. Mi aveva colpito il libro di Ivo Pitanguy, pioniere della chirurgia plastica, ‘Le vie della Bellezza’. E così nel 1989 ecco la specializzazione, all’università di Modena e successivamente anche quella in allergologia, a Messina. E guardi che sia al liceo sia all’università, nei fine settimana e in estate ho sempre lavorato, nell’albergo del babbo".
Studente-lavoratore, una condizione all’epoca frequente...
"Mi ha permesso di crescere in fretta, di conoscere gente, mi ha reso indipendente, estroverso, determinato. Basti dire che nel 1990 ho colto immediatamente la possibilità di approdare all’ospedale di Ravenna, dapprima come volontario nel reparto di dermatologia diretto da Rafanelli e poi come borsista del ‘progetto Melanoma’ presso l’Istituto oncologico romagnolo e sotto la direzione di Maurizio Marangolo".
Un progetto che l’ha vista presto protagonista...
"Diciamo che grazie anche al supporto della Fondazione della Cassa nel ‘96 ho potuto sviluppare un sistema tecnologicamente avanzato per la diagnosi e la ricerca sui tumori della cute presso un ambulatorio sperimentale allestito al Centro di prevenzione oncologica di Ravenna all’epoca diretto da Buzzi. Un grande passo avanti nella prevenzione perché questa tecnica permette di individuare i casi sospetti con netto anticipo. Dal ‘97 al 2008 ho poi coordinato l’attività clinica e scientifica del laboratorio in sinergia con Ior e Cpo, che in quegli anni era diretto da Carlo Naldoni".
In quell’inizio di secolo lei ha lavorato anche al Niguarda di Milano.
"Fui chiamato per creare un centro di prevenzione dedicato all’oncologia dermatologica avanzata. Dal 2000, per 13 anni mi sono diviso fra Milano, dove stavo due giorni a settimana, e Ravenna. Non ho mai abbandonato la Romagna tanto che dal 2008 a tutt’oggi dirigo il Centro di dermatologia oncologica, Skin Cancer Unit, inserito nelle attività innovative dell’Irst, l’Istituto di ricerca tumori ‘Dino Amadori’. Un’esperienza scientifica e umana, questa con Ior e Irst, impareggiabile di cui vorrei brevemente raccontare".
Prego...
"In quel contesto ho potuto essere parte attiva di progetti di ricerca internazionali avendo come punti di riferimento un eccellente epidemiologo come Lauro Bucchi, il matematico Massimo Ferri ed essendo inserito in un contesto che annoverava i pionieri dell’oncologia romagnola come Maurizio Marangolo e Dino Amadori, oltre a tanti altri a livello anche internazionale".
Oltre all’attività clinico scientifica lei è anche docente.
"Dal 2015 sono professore associato alla Clinica dermatologica dell’Università di Parma e dallo scorso anno dirigo la scuola di specializzazione in dermatologia dove punto soprattutto sullo sviluppo di progetti innovativi a tutto campo proiettati al futuro".
Si riferisce alla telemedicina e alla teledidattica.
"Sono progetti che si stanno sempre più sviluppando. La piattaforma MelaMed, che ha avuto negli anni 90 l’antesignano in tre Cd da me realizzati, offre uno strumento di apprendimento per formare il personale sanitario, a partire dal medico di base, per la diagnosi precoce dei tumori della pelle. Pensi che proprio recentemente la piattaforma nella sua versione inglese è entrata a far parte della home page di una rivista internazionale letta da trentamila medici nel mondo".
Poi i progetti per gli studenti.
"Riguardano le scuole di ogni ordine e grado, sono finalizzati in primo luogo alla conoscenza dei comportamenti da osservare per ridurre i fattori di rischio di tumori della pelle che in Italia rappresentano il 18 per cento dei tumori maligni, e in Romagna è il tumore più frequente nelle donne e terzo nei maschi. L’esposizione ai raggi ultravioletti, il sole, le lampade, soprattutto per il melanoma sono altissimi fattori di rischio. Per questo già da tempo con lo Ior abbiamo avviato programmi di educazione per gli studenti anche attraverso due piattaforme di teledidattica in collaborazione con il ministero dell’Istruzione: il liceo scientifico Oriani ha fatto da apripista in Italia a una grande campagna di prevenzione".
I risultati delle sue ricerche sul campo sono conosciuti a livello mondiale, anche grazie alle sue pubblicazioni che sono veramente tante...
"Sono circa quattrocento e poi ci sono i miei apporti a numerosi organismi istituzionali e scientifici...per migliorare l’efficacia e la tempestività delle diagnosi e l’accesso alle cure punto a mettere sempre in campo nuovi progetti che oggi peraltro possono sfruttare anche innovazioni come l’intelligenza artificiale integrata alla teleconsulenza: in tutto questo non mi mancano certo passione e determinazione!".