Agricoltura come settore trainante dell’economia, ben sostenuto dal credito, nonostante le complessità che derivano dall’emergenza climatica e dalla crescita esponenziale dei costi di produzione trainati dal prezzo del gas e dell’urea (+15%) che è il fertilizzante più utilizzato nei campi. Il tutto mentre le produzioni, grano in testa, toccano i minimi storici delle loro quotazioni.
Il punto sul settore è stato fatto ieri a Ravenna al convegno "Credito, economia e mercati. Quale futuro per l’agricoltura?" organizzato da Fiaf, Federazione italiana impresa agricola familiare di Confagricoltura Ravenna. Antonio Patuelli, presidente dell’Associazione Bancaria Italiana e del Gruppo La Cassa di Ravenna, ha confermato il buon momento nei rapporti fra il settore dell’agricoltura e le banche: "A livello nazionale, il 5,7% del totale dei prestiti alle imprese va al settore agricolo, per oltre 38 miliardi, con un rischio di deterioramento del credito che è ormai coincidente con quello totale dei vari settori dell’economia".
Il presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti, ha detto: "La crescita del Pil italiano è trainata prevalentemente dall’export con ottime performance dell’agroalimentare. La facilità di accesso al credito resta un volano fondamentale per le nostre imprese, non solo per sostenere l’internazionalizzazione ma anche la transizione green e la capacità di contrasto e gestione di eventi climatici avversi".
Infine, il vicepresidente della Fondazione Edison ed economista Marco Fortis, ha sottolineato come in un contesto reso complesso da tensioni geopolitiche internazionali come la minaccia di dazi da parte del neo presidente Usa Trump, "l’agricoltura italiana, con i suoi primati, rimane un punto di forza della nostra economia".
In foto, Giansanti e Patuelli.
Giorgio Costa