GUIDO
Cronaca

I pericoli del mondo delle idee: "Nazifascismo, crimini da non dimenticare. Pensiamo ad Hamas e Israele"

L’imprenditore Guido Ottolenghi riflette sul significato della ricorrenza. Importante far conoscere la storia e le debolezze che portarono allo sterminio di milioni di ebrei.

I pericoli del mondo delle idee: "Nazifascismo, crimini da non dimenticare. Pensiamo ad Hamas e Israele"

I pericoli del mondo delle idee: "Nazifascismo, crimini da non dimenticare. Pensiamo ad Hamas e Israele"

Ottolenghi

Da 24 anni istituzioni, associazioni e persone di buona volontà nel Giorno della Memoria si adoperano per far conoscere la storia e le debolezze che portarono allo sterminio di milioni di ebrei inermi e alle tragedie che ne conseguirono per tutta l’Europa, ricordando che l’antisemitismo (e ogni attacco alle minoranze) non è solo un fallimento della morale e della ragione, ma è un termometro che segnala che la società, quando ne è pervasa, sta per farsi del male. Quest’anno, per chi crede, o almeno spera, che la conoscenza rinforzi la coscienza e la verità, è un momento di delusione e angoscia. Assistiamo al fallimento del lavoro fatto, a una desolante disponibilità delle persone di prendere posizione contro ebrei ed Israele con entusiasmo e senza alcun desiderio di approfondire, anzi felici di poter odiare senza pensare. Dall’estrema destra che canta “stessa barricata, ogni palestinese è un camerata”, ai movimenti femministi che pensano di combattere il patriarcato esaltando, o per usare una parola oggi di moda “contestualizzando”, stupri e mutilazioni purché a danno di donne ebree, alla estrema sinistra che marcia invocando la distruzione di Israele e dei suoi abitanti dal fiume al mare, alle organizzazioni religiose che raccomandano agli israeliani di lasciarsi uccidere con pazienza e buona volontà, alle petizioni per boicottare Israele che osa rispondere a un attacco, con diversi gradi vediamo un entusiasmo per posizioni che sono chiaramente e semplicemente tenute insieme dall’antisemitismo. Il 7 ottobre ha aperto, in Occidente, ma anche nel mondo islamico, un vaso di pandora di pregiudizi e odio che richiede riflessione.

Non possiamo rinnovare la memoria del nazifascismo senza pensare che dominava la società con violenza, ingiustizia, ma soprattutto riunendo gli animi contro un nemico immaginario e usando l’educazione irregimentata fin dalla più tenera infanzia per indottrinare alla violenza e alla deumanizzazione. Non è quello che fa Hamas? Da vent’anni domina Gaza senza interferenze, fiumi di fondi europei e di altri Paesi vanno ad arricchire pochi capimafia che governano con brutalità, le scuole finanziate dall’Onu insegnano l’odio per gli ebrei dalla più tenera infanzia, come si vede aprendo i loro libri di testo e come autorevoli studi prima tedeschi e poi di altri Paesi hanno dimostrato da almeno 15 anni, la gioventù fa recite già nelle scuole elementari simulando l’accoltellamento di un ebreo o il martirio in attentati suicidi. I ragazzi vengono intruppati in gruppi giovanili paramilitari simili ai figli della lupa o alla gioventù hitleriana e leggono il Mein Kampf.

È così difficile capire dove sta il male? Chi è stato indifferente ai massacri e all’emigrazione di milioni di persone dalla Siria, che sia detto per inciso continuano mentre parliamo, con bombardamenti indiscriminati su civili inermi e senza preavviso né volantini, o chi non si mobilita per i curdi, o fa spallucce per le repressioni e esecuzioni brutali in Iran, vera anima nera di quel che succede in quell’area del mondo, chi chiude gli occhi davanti ai legami che sempre più uniscono i regimi totalitari contro il mondo libero, assomiglia ai sostenitori del nazifascismo degli anni trenta. Chi esalta il 7 ottobre può vedersi riflesso in chi esaltò la Kristallnacht. Il nemico dei palestinesi oggi è Hamas e non Israele, come il nemico dei tedeschi era Hitler e non Churchill, e quello degli italiani era Mussolini e non Roosevelt. Certo i tedeschi di allora non erano d’accordo, e per sconfiggerli morirono molti più tedeschi che inglesi, e intere città furono distrutte, e per i giovani cresciuti nell’indottrinamento fu tristemente necessario vedere fino in fondo la miseria che esso portava per liberarsene, ma sono questi gli insegnamenti della memoria. Non fu la remissività che portò pace, ma la fermezza e il coraggio e l’altruismo dei combattenti per la libertà, che credo si rivolterebbero nelle tombe sentendosi paragonati ai picciotti di Hamas.

Israele non è perfetto, né i suoi nemici sono tutti démoni, e ognuno deve maturare in coscienza la sua opinione su quel che avviene ora, con i suoi lutti e dolori per ogni parte, ma applicando l’autodisciplina della conoscenza onesta e le lezioni della coerenza: se applico un metro di giudizio a questo caso, lo faccio solo perché ci sono ebrei coinvolti o lo applico con uguale rigore a ogni conflitto? Se voi e non gli ebrei foste attaccati attraverso centinaia di chilometri di tunnel (finanziati dagli “aiuti umanitari”), li distruggereste anche se furono con vigliacca malizia costruiti sotto case e ospedali, o continuereste a patire gli attacchi e lasciarne costruire di nuovi? Ogni doppio standard è ingiusto e odioso. Quest’anno fare memoria significa ragionare con intelligenza sui pericoli che oggi da noi affrontiamo nel mondo delle idee, prima che si trasferiscano nel mondo fisico. Karl Popper amava ricordare il paradosso della tolleranza, e cioè che una società libera se vuole la libertà non può tollerare l’intolleranza, e così dobbiamo fare noi, seguendo l’insegnamento biblico di perseguire la verità, che ci rende liberi, e di difenderla da chi la odia.