SARA SERVADEI
Cronaca

I giorni più duri al Pronto soccorso. Tanti accessi per il picco influenzale: "Da qualche anno arriva in anticipo"

In 10 giorni, dal 1 al 10 dicembre scorso, gli utenti sono stati 2.410, di cui 347 poi ricoverati. Il primario Strada: "A Natale ci aspettiamo un calo: chi può cerca di trascorrere le feste a casa"

I giorni più duri al Pronto soccorso. Tanti accessi per il picco influenzale: "Da qualche anno arriva in anticipo"

Ravenna, 19 dicembre 2023 – Febbre, tosse, raffreddore, mal di gola, mal di testa: il pacchetto è completo e può essere difficile da affrontare per le persone più fragili, come gli anziani. E così talvolta arrivano le polmoniti, o quadri clinici che si aggravano. E allora c’è bisogno del Pronto soccorso.

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Complici l’influenza e il covid, che ora girano a braccetto, questi sono i giorni più intensi dell’inverno nel reparto dedicato alle emergenze del Santa Maria delle Croci. Lo dicono anche i numeri: dal 1 al 10 dicembre gli accessi sono stati 2.410, con 347 ricoveri. i dati sono simili a quelli dell’anno scorso, quando gli accessi nello stesso periodo furono 2.425 con 359 ricoveri. Nel 2021 invece, ancora sotto l’ala della pandemia e la paura per tanti di recarsi in ospedale, gli accessi dal 1 al 10 dicembre furono 2.077, ma il numero di ricoveri fu circa lo stesso: 353.

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"Da qualche anno i picchi influenzali arrivano in anticipo – spiega Andrea Strada, primario del Pronto soccorso di Ravenna –. Storicamente arrivavano tra gennaio, febbraio e marzo, ed eravamo abituati a tararci con le vaccinazioni tra ottobre, novembre e dicembre. Ora, dopo la pandemia, c’è stato un anticipo. A Natale però ci aspettiamo un calo negli accessi: succede sempre, le persone vogliono trascorrere le feste in famiglia e se possono provano a rimanere a casa e a rimandare la visita al Pronto soccorso".

Venendo ai dati, "sostanzialmente il numero totale di persone che sono venute al Pronto soccorso tra l’anno scorso e quest’anno sono sovrapponibili – prosegue Strada – così come la percentuale di chi resta in ospedale. L’anno prima, nel 2021, era stata più alta: ma quello era ancora un ’inverno covid’, con l’incidenza delle polmoniti legate al virus. Direi che dall’anno scorso siamo entrati in una sorta di ’normalità’. Poi le nostre capacità di diagnosi sono aumentate molto: ora siamo in grado di fare test che fino a 34 anni fa non facevamo, abbiamo quindi dati più attendibili sull’incidenza di infezioni quali influenza e virus vari. E il covid ha ripercussioni molto meno pesanti che in passato: ci sono persone che si negativizzano in 23 giorni, magari oltre ai sintomi classici sperimentano sindromi gastroenteriche quali vomito e diarrea. Le complicanze sono molto inferiori rispetto ai primi tempi". Tornando al Pronto soccorso, a sentire maggiormente la pressione del grosso numero di accessi di questi giorni sono soprattutto i reparti di Medicina e Geriatria, dove vengono ricoverati gli anziani con sindromi influenzali dai quadri clinici più gravi.

Dal 15 gennaio ci si aspetta (o almeno, si spera) che la situazione migliori e non solo per il graduale passaggio del picco influenzale, ma per l’apertura del primo Cau (Centro assistenza urgenza) in città, al Cmp. Qui troveranno assistenza i codici bianchi e verdi, con l’intento di snellire le attese al Pronto soccorso. "Vediamo come va – commenta Strada –. Non mi aspetto che la pressione sul Pronto soccorso si riduca per questo tipo di problemi, ma che quei cittadini che hanno bisogno di una risposta primaria a un problema non grave possano trovare almeno una prima valutazione, più rapida, che per noi ora si trova in un ordine di priorità basso. Auspichiamo che ci possa essere un’opportunità per gli utenti di risolvere i problemi minori in meno tempo, mentre il Pronto soccorso rimane per tutto il resto".