Il ricorso al Tar di Bologna della multinazionale Saint-Gobain contro il riconoscimento a Patrimonio Unesco dei Gessi dell’Emilia Romagna ha creato scompiglio dalle più alte sfere – i Ministeri degli Esteri, della Cultura, dell’Ambiente – fino ai palazzi della Regione e alle amministrazioni locali. Un inedito assoluto, il cui oggetto del contendere è il capitolo del dossier di candidatura presentato alla sede Unesco di Parigi in cui viene escluso dalla Regione qualunque futuro ampliamento per la cava di Monte Tondo, posta tra i comuni di Riolo Terme e Casola Valsenio, sull’Appennino ravennate, e oggi compresa nell’area diventata Patrimonio dell’Umanità.
Si tratta del polo unico regionale di estrazione del gesso: la cava è attiva dal 1958 – quando era gestita dall’Anic – mentre dal 2005 vede al timone la francese Saint-Gobain, che con il gesso di Monte Tondo alimenta la sua fabbrica con sede a Casola Valsenio, attiva dagli anni ‘80, in cui lavorano oggi 86 operai, dediti alla costruzione di pannelli per l’edilizia ecosostenibile.
La cava prende il nome da un rilievo che non esiste più: le escavazioni hanno abbassato il profilo di Monte Tondo di settanta metri, e modificato drammaticamente l’idrologia sotterranea che aveva dato vita nei millenni al sistema di grotte del Re Tiberio. Per la cui tutela fu deciso anni fa – scelta ribadita dal recente Piano per le attività estrattive – di consentire di estrarre gesso a Monte Tondo fino al 2022, fatta salva la possibilità di completare l’escavazione delle quantità già concordate. "All’interno dell’attuale perimetro di cava Saint-Gobain può ancora estrarre grandi quantità di gesso, per circa dieci anni – fa notare l’assessora all’Ambiente dell’Emilia Romagna Barbara Lori – in linea con i quantitativi stabiliti anni fa dalla legge". Un arco temporale necessario per incrementare la quota di cartongesso riciclato trattato nella fabbrica, ritenuto però ancora insufficiente dall’azienda, che dunque chiede l’ampliamento della cava.
Dove la notizia del ricorso al Tar ha suscitato maggiore irritazione è al Ministero della Cultura: "Il vincolo al non ampliamento della cava non dipende dall’Unesco – fa notare la sottosegretaria alla Cultura Lucia Borgonzoni –. Ci sono stati anni di tempo per avanzare obiezioni, perché farlo proprio ora? L’impressione è che si voglia alzare un polverone per far sentire la propria voce. Non vedo perché l’Italia dovrebbe rischiare una figuraccia internazionale: il riconoscimento Unesco è prezioso e non va usato come una clava". Una riconversione della fabbrica di Casola di qui al 2032 è davvero irrealistica come ritiene Saint-Gobain? L’Italia nel recente passato ha talvolta investito massicciamente in specifici settori, determinando sviluppi industriali che il mercato avrebbe colto solo in tempi molto più lunghi, si pensi al boom del fotovoltaico negli anni 2005-2012 o a quello delle pale eoliche in Puglia. È possibile un analogo ‘piano Marshall’ per il cartongesso riciclato, che parta dalla costruzione di una filiera all’individuazione di un polo nazionale unico o quasi? Toccherà alla Regione e al Parlamento decidere in questa direzione oppure in quella opposta, erodendo un’altra porzione di Monte Tondo e posticipando la riconversione completa ai prossimi decenni.