REDAZIONE RAVENNA

"I daini della pineta in Appennino e ai privati Qui danneggiano ambiente ed ecosistema"

L’assessore Mammi assicura: "Il piano regionale precisa che non possono essere abbattuti". Ma tira dritto: "Il loro numero è un problema"

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I daini dovranno abbandonare la pineta di Classe tra pochi mesi. Il piano di eradicazione partirà quest’anno, intorno ad agosto, per ragioni biologiche e anche amministrative. L’intenzione della Regione non è ucciderli, ma trasferirli in ambienti più consoni: in Appennino o ai privati. A spiegarlo è Alessio Mammi, assessore regionale all’agricoltura e agroalimentare, caccia e pesca: "Insieme alla Lav e al dipartimento di veterinaria dell’Università di Bologna stiamo realizzando un progetto che prevede la sterilizzazione di una parte dei daini catturati e la loro successiva liberazione", specifica. La cosa certa, per l’esponente della giunta, è che la pineta di Classe non è fatta per questi animali, presenti ormai da qualche anno e in aumento esponenziale.

Assessore Mammi, nell’autunno 2020 la Regione ha parlato di 233 daini da eradicare dalla pineta di Classe. Su cosa si basa questo numero? Quanti sono i daini stimati all’interno della pineta?

"In primo luogo voglio chiarire che nessuno vuole abbattere i daini ma, come indicato nel Piano regionale approvato lo scorso 1 febbraio, l’obiettivo è spostarli, coinvolgendo esperti e veterinari, in zone idonee. Non dobbiamo dimenticare che il nucleo originale ha avuto origine dalla fuga da un recinto di animali allevati e che poi i daini sono aumentati di numero in un territorio ad elevata antropizzazione. Come noto Ispra – massima espressione del ministero dell’Ambiente in materia faunistica – ha già segnalato gravi danni ambientali e all’ecosistema che l’elevato numero di daini provoca, oltre ai rischi per la sicurezza stradale. Detto questo, il totale dei daini censiti dai tecnici dei servizi territoriali è di 311 capi, mentre sono 233 quelli che si trovano nella zona contigua al parco della Pineta di Classe dove l’attività venatoria è consentita".

Com’è la situazione fuori dalla pineta di Classe? Nei mesi scorsi si è parlato di nuove colonne extra pineta. È così? Nel caso, l’intenzione è quella di procedere con l’eradicazione anche di questi nuclei?

"Già dal 2019 è stata registrata la colonizzazione di una zona protetta ad ovest della Statale Adriatica, quindi esterna alla Pineta. Anche per questi daini l’obiettivo gestionale, indicato anche da Ispra, è quello di introdurre progetti per spostarli".

Come pensate di eradicare i daini? Nei mesi scorsi si è parlato sia di caccia selettiva sia di trasferimenti.

"I daini catturati saranno in parte trasferiti nell’areale storico del nostro Appennino, loro habitat idoneo, oppure saranno consegnati a privati appositamente autorizzati dalla Regione, in grado di farsi carico della loro sterilizzazione e della loro sicurezza in recinti adeguati. Segnalo che insieme alla Lav e al dipartimento di veterinaria dell’Università di Bologna stiamo realizzando un progetto che prevede la sterilizzazione di una parte dei daini catturati e la loro successiva liberazione. Sottolineo che il Piano regionale precisa che i daini non possono essere abbattuti, nemmeno negli areali pubblici dove verranno spostati".

In che modo verrebbero attuati i trasferimenti? C’è un rischio, considerando la tipologia di animale?

"Per la Regione non è una pratica nuova. Utilizzeremo apposite strutture analoghe a quelle usate per il trasferimento dei cervi del nostro appennino nei Parchi Nazionali del Pollino, del Gran Sasso e Monti della Laga e dei Sibillini a fini di ripopolamento. E per far questo saranno individuati professionisti competenti. Dovrà essere un procedimento graduale e che tutela al massimo le condizioni degli animali e noi vigileremo attentamente su questo".

Le associazioni animaliste chiedono un maggior utilizzo di contromisure come dissuasori. Può essere un’ipotesi percorribile?

"Concordo senz’altro con la necessità di utilizzare sistemi di limitazione dell’incidentalità stradale, come i dissuasori ma anche attraverso altri presidi o cartellonistica specifica. Non solo il Piano regionale li prevede ma, anche in incontri specifici che si sono tenuti presso la Prefettura di Ravenna, gli enti gestori delle strade che sono interessate dai numerosi attraversamenti dei daini sono stati sollecitati ad intervenire. Tali interventi possono infatti essere attuati esclusivamente dai gestori delle strade che si possono avvalere anche delle esperienze maturate dalla Regione e da specifici progetti Life, relativi all’efficacia dei diversi sistemi di prevenzione presenti sul mercato".

A novembre il giudice di pace in una sentenza ha considerato la Regione responsabile con Provincia e Atc Ra2 di un incidente per non aver provato di aver svolto ’quelle attività volte al controllo della fauna selvatica mediante l’utilizzo di metodi ecologici’. Intendete prendere contromisure come quelle suggerite?

"Il Piano di gestione del daino, che abbiamo finalmente potuto approvare grazie alle precise indicazioni in merito contenute nel recente Piano Faunistico approvato dall’assemblea legislativa, è evidentemente la dimostrazione che la Regione intende attuare i necessari ’metodi’ per ’rimediare’ a un grave errore commesso da coloro che hanno, anche se inconsapevolmente, liberato animali selvatici in un territorio non idoneo ad ospitarli".

Buona parte del dibattito sui daini verte tra chi li considera una specie che non dovrebbe stare nella pineta di Classe, perché non è autoctona, e chi ormai li trova un simbolo di Ravenna. L’assessore cosa ne pensa?

"Al di là di ogni considerazione di merito, la Regione deve rispettare, e far rispettare, leggi e regole. Ispra, che non può essere accusata di scarsa sensibilità ambientale o animale, è stata molto chiara. Dobbiamo riuscire a diminuire la presenza dei daini perché il loro numero è un problema e lo faremo anche grazie alle sterilizzazioni previste in collaborazione con la Lav. Seicento daini (considerando anche quelli di Lido Volano nel Ferrarese, ndr) in un contesto non adatto significa infatti prima di tutto un danno agli altri animali e all’ambiente".

Riccardo Rimondi