L’entusiasmo nel quartier generale di Eleonora Proni e in quello di Niccolò Bosi esplode rispettivamente nel tardo pomeriggio e intorno alle 21: è allora che i due – ex-sindaca di Bagnacavallo lei, presidente del consiglio comunale faentino lui – maturano la certezza matematica di essere eletti. Per Eleonora Proni i numeri sono rotondi fin dalle prime proiezioni: la valanga di preferenze con cui travolge la provincia di Ravenna è superiore ad ogni aspettativa. L’ex-sindaca sfonda quota 8800, forte di un consenso capillare nella Bassa Romagna e nel forese ravennate. L’applauso che saluta l’elezione di Niccolò Bosi, alla sede del Pd faentino, si concretizza un’ora dopo, con l’abbraccio del sindaco Massimo Isola e dell’ex-primo cittadino Claudio Casadio. Solo terzo il candidato dato per favoritissimo alla vigilia, il presidente del consiglio comunale ravennate Massimo Cameliani, il cui bottino di preferenze, nell’area urbana di Ravenna, è rimasto sotto le aspettative: "In vista delle imminenti amministrative occorreranno riflessioni importanti", mormora qualche storico esponente dem.
Proni e Bosi hanno vinto quello che in partenza sembrava un azzardo: fare il pieno di preferenze nei territori più feriti dalle quattro alluvioni dell’ultimo anno e mezzo, e cioè rispettivamente la Bassa Romagna e Faenza con il suo Appennino. "Dedico questa elezione ai miei concittadini della Bassa – esordisce una commossa Proni –. ha vinto l’orgoglio di chi abita questa terra, di chi è provato da quanto accaduto ma non accetta le mistificazioni che la destra ha tentato di propinare. Si è imbastita una narrazione insopportabile, e gli abitanti della Bassa si sono ribellati. Lasciatemi dire che questo rimane uno dei luoghi migliori in cui nascere e crescere". Proni rivendica il suo aver fatto incetta del voto femminile in quasi tutti i comuni: "Perfino sui diritti e sulla dignità delle donne abbiamo sentito argomentazioni e visto personaggi che avremmo preferito non sentire e non vedere. Il messaggio delle romagnole è chiaro: indietro non si torna".
Sulla stessa lunghezza d’onda Niccolò Bosi, autore di un exploit sorprendente: "Ringrazio chi col suo voto ha voluto immaginare con me un futuro per queste terre. Le falsità della destra sui temi ambientali sono state il punto più basso, fuori dalla storia e dalla scienza. I romagnoli sono migliori di così, e lo hanno dimostrato". Bosi potrebbe decidere di rinunciare al ruolo di presidente del consiglio comunale: "Incarichi come questo vanno portati avanti se davvero è possibile metterci l’anima. Valuterò nei prossimi mesi. Ora lasciatemi ringraziare il team di giovanissimi che mi ha aiutato". Un riferimento non casuale: la débâcle del Pd ravennate nel non eleggere un suo consigliere (per Cameliani rimane comunque aperto lo spiraglio dei resti) è infatti clamorosa: l’unico precedente vagamente paragonabile è quando nel ‘70 il faentino Veniero Lombardi beffò l’allora candidato ravennate. Fra i vari capi d’imputazione mossi al ‘partitone’ c’è quello di chi l’accusa di aver fatto una campagna elettorale datata, calata dall’alto, non in linea con un 2024 abissalmente diverso dal 2020. Tant’è che Faenza e la Bassa potrebbero addirittura eleggere un terzo consigliere: Pierluigi Zanotti, il più votato della lista ‘Civici’, riuscita superare sia i 5 Stelle che Allenza Verdi e Sinistra.
"Dovrò attendere il pomeriggio di oggi – esordisce il faentino residente a Sant’Agata, emozionatissimo – ma nel frattempo ringrazio chi è stato con me in quest’avventura". Manca di poche centinaia di voti quello che sarebbe stato un incredibile sorpasso sul suo segretario Alberto Ferrero il consigliere faentino di Fratelli d’Italia Stefano Bertozzi: "Ma più di tutto mi dispiace per l’esito delle elezioni. Il nostro partito in provincia di Ravenna è rimasto sotto le previsioni, e qualcuno ci deve delle spiegazioni".
Filippo Donati