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"Ha tentato di violentarmi due volte". A processo l’ex fidanzato di lei

Alla fine della relazione era arrivato a farle 58 telefonate in una sola giornata, anche da numeri non suoi o...

I carabinieri

I carabinieri

Alla fine della relazione era arrivato a farle 58 telefonate in una sola giornata, anche da numeri non suoi o da applicazioni con profili diversi dal suo. Ma sopratutto in un paio di occasioni, dopo avere atteso che la madre di lei uscisse di casa, aveva provato a violentarla scaraventandola sul letto. Un quadro, quello delineato dalla procura, per il quale un 37enne di origine straniera difeso dall’avvocato Valentina Bassan, è finito alla sbarra con le accuse di stalking e tentata violenza sessuale. Nel processo partito giovedì scorso davanti al collegio penale presieduto dal giudice Antonella Guidomei, la ex figura parte civile con l’avvocato Filippo Bianchini. Il fatto che l’uomo abbia scelto il dibattimento è presumibilmente indice di una volontà di difendersi nel merito dalle accuse per smentirle.

In ogni modo nell’ordinanza divieto di avvicinamento alla ex ragazza emessa a inizio luglio scorso dal gip Janos Barlotti, il giudice non aveva riscontrato dubbi sulla veridicità dei fatti raccontati dalla donna sulla base del contenuto della dichiarazioni definite misurate, coerenti e senza contraddizioni. E poi c’erano screeshot di messaggi e registro chiamate a provare la veemenza dell’imputato nel volerla ricontattare.

Secondo la denuncia di lei, la relazione era cominciata nel dicembre 2023 ed era durata poco a causa di una incompatibilità caratteriale. Lui era però da subito andato ad abitare a casa di lei: e lì era rimasto anche a relazione conclusa pur sentendosi - secondo la ex - con altre donne. Tra febbraio e marzo si sarebbero verificati i due contestati episodi di tentato abuso sessuale: dopo avere atteso che la madre della ex uscisse di casa, l’uomo - persegue l’accusa - aveva fatto una maldestro tentativo di riappacificazione afferrando poi da dietro la ex per scaraventarla sul letto e bloccarle i polsi con le mani. Ma lei aveva cominciato a divincolarsi e a urlare minacciando di chiamare le forze dell’ordine. Lui aveva desistito salvo riprovarci in fotocopia qualche settimana dopo. Ad aprile se ne era infine andato di casa: ma a quel punto aveva cominciato con messaggi e telefonate: il 30 giugno l’aveva chiamata 58 volte e le aveva inviato questo messaggio: "Fra un’ora sarò a casa". Il primo luglio al telefono le aveva detto in tono arrabbiato: "Dove sei stata ieri sera? Ti aspettavo vicino alla porta di casa fino a mezzanotte". Ultimo atto prima della misura cautelare.