REDAZIONE RAVENNA

Gli alluvionati sul piede di guerra: "Rimborsi ridicoli per i beni mobili"

La quota che verrà erogata per i danni dell’alluvione sarà al netto "di altri contributi percepiti"

Gli alluvionati sul piede di guerra: "Rimborsi ridicoli per i beni mobili"

Elettrodomestici accatastati nella zona artigianale di Fornace Zarattini, a giugno

Briciole: sono quelle che appare ormai certo riceverà gran parte degli alluvionati come rimborso per i beni mobili perduti durante il doppio del dramma del maggio 2023. La quota fatidica di seimila euro che era nell’aria da tempo – e che molti dei comitati degli alluvionati, ma anche la quasi totalità dei sindaci della Romagna chiedevano di portare a 30mila euro – per molte delle persone colpite crollerà al misero ammontare di mille euro o poco più. I seimila euro messi nero su bianco dall’ordinanza pubblicata dalla struttura commissariale alcune ore fa saranno infatti erogati al netto di "altri contributi concessi e/o percepiti a titolo di rimborso per i danni subiti dai beni della stessa fattispecie".

Una frase piombata come una scure sulle speranze dei comitati degli alluvionati, immediatamente attivatisi per avere un chiarimento dalla struttura commissariale o da Invitalia. Gli spazi per i fraintendimenti sembrano però minimi: negli allegati dell’ordinanza viene infatti chiesto di elencare gli "indennizzi concernenti la domanda di contributo per l’immediato sostegno", con tanto di cifre e dettaglio dei materiali rimborsati. Una beffa agostana – l’ordinanza è stata pubblicata nella nottata fra il 4 e il 5 settembre ma porta la firma del 12 agosto – che non ha tardato a mandare su tutte le furie gli alluvionati. Il tetto massimo di seimila euro di rimborsi prevede al suo interno vari capitolati di spesa: per la cucina si potrà ottenere un rimborso massimo di 3200 euro, cui potranno essere sommati 700 euro per ogni altro vano della casa danneggiato. La procedura andrà caricata su Sfinge: "Si è scelta la via più tortuosa e più dispendiosa – fa notare Danilo Montevecchi, a capo del comitato degli alluvionati del quartiere Borgo di Faenza, il luogo più devastato dall’alluvione 2023 –. Per i beni mobili si sarebbe potuto mettere in piedi un Cis 2.0, allargando le cifre disponibili. Si continua purtroppo a fingere di non sapere che il mobilio acquistato grazie ai Cis un anno fa, quando noi alluvionati avevamo letteralmente ancora gli stivali ai piedi, non era certo la cucina dei nostri sogni, ma spesso un improvvisato assemblaggio di materiali della qualità più accessibile, che il tempo avrebbe a breve messo a dura prova. Nessuno di noi, tanto per capirci, un anno fa andò da Scavolini. Chi acquistò lo fece nella prospettiva di vedere un giorno rimborsati i mobili perduti sotto il fango, e di poter allora acquistare una ‘vera cucina’. Cosa che non succederà, ci pare di capire". Ulteriori interrogativi tormentano come spilli acuminati le menti dei comitati: come mai, a poco più di due mesi dalle regionali, il governo ha optato per un simile harakiri elettorale? "Quest’ordinanza sembra quasi un invito agli alluvionati a procedere a una class action contro la Regione, nel caso la superperizia chiesta dalle Procure dia un responso di un certo tipo: da avvocato sento di poter dire che un’operazione del genere è difficile da immaginare. Sono molto scettico sulla possibilità che altri enti possano un giorno essere costretti a rimborsarci".

Filippo Donati