FRANCO
Cronaca

Giuseppe Maestri, un artista senza tempo

Nato a Sant’Alberto, è stato un incisore di valore. Ma anche un uomo di grande cultura. Si spense 15 anni fa

Giuseppe Maestri, un artista senza tempo

Nato a Sant’Alberto, è stato un incisore di valore. Ma anche un uomo di grande cultura. Si spense 15 anni fa

Gàbici

Quindici anni fa, il 18 ottobre del 2009, moriva Giuseppe Maestri e Ravenna divenne più povera. Originario di Sant’Alberto, dove era nato nel 1929, Giuseppe era una vera ricchezza per la città a cominciare da quella Bottega di via Baccarini che dal 1965 gestiva insieme alla moglie Angelina e che divenne un vero cenacolo di artisti.

Non penso che in città ci sia una istituzione che abbia eguagliato la Bottega per la qualità dei personaggi invitati. Impossibile qui ricordarli tutti ma tutti sono elencati nel volume ’Una storia ravennate’ a cura di Paolo Trioschi (Longo Editore), una pubblicazione che racconta la straordinaria storia della ’Bottega’.

Finissimo artista incisore, al grigiore del mondo rispondeva con i colori delle sue incisioni: “I colori – diceva infatti Giuseppe – illuminano i miei lavori, come quelli dei bambini. Ma i colori sono anche una forma di protesta personale per non arrendersi davanti al grigiore del mondo”. E ritornava spesso sul tema dei bambini come quando gli fu chiesto come mai usasse nelle sue incisioni colori accesi.

"Se metti un bambino davanti a una scatola di colori – era solito dire Giuseppe – lui sceglierà senz’altro i colori più vivi. E io faccio la stessa cosa perché credo di non essere mai cresciuto". Oltre a essere un grande artista, Giuseppe fu anche un finissimo dicitore.

Per tanti anni è andato in giro per la Romagna declamando i Sonetti romagnoli di Olindo Guerrini riscuotendo sempre un grande successo per quelle sue interpretazioni dove alternava il comico al tragico.

Strappava risate quando raccontava le avventure di Pulinera e Tugnazz, ma sapeva stupire la platea quando recitava il Pentateuco del Giurisprudente con quel suo incedere solenne che creava una intensità quasi religiosa.

Gli ho fatto da ’spalla’ in tante occasioni e ricordo che, a spettacolo terminato, prima di entrare in macchina dava sempre uno sguardo al cielo e restava affascinato di fronte allo spettacolo del cielo stellato.

E in quei momenti metteva da parte Guerrini e recitava l’Infinito di Leopardi. Grande e indimenticabile Giuseppe ! La Commissione toponomastica sta pensando di intitolargli qualcosa e nel frattempo si potrebbe murare una targa in via Baccarini dove un tempo era la sede della ’Bottega’, vero cenacolo di artisti ma soprattutto luogo di amicizie.

Si entrava in quella ’Bottega’ e non si usciva mai a mani vuote perché Giuseppe, pur con la discrezione che lo caratterizzava, ti salutava sempre con un consiglio, un giudizio o l’indicazione di una lettura.