I "cerchi", da bambino, erano solo due: quelli delle ruote della bici della zia Nella, di cui Gino Maioli si impossessava con ogni tipo di scusa diversa per pedalare fra le campagne e sfidare (vincendo sempre) tutti gli amici. Poi i cerchi sono diventati 5, perché una discreta carriera da ciclista (24 corse vinte) e il ben noto carattere bonario e amichevole, gli hanno fornito quel giro di conoscenze che è stata la prima base di "clienti" per un lavoro che poi l’ha portato alle Olimpiadi. Perché Gino aveva scelto di specializzarsi nel massaggio e nella fisioterapia e la famiglia lo aveva autorizzato "purché il corso si tenesse di sera, perché al mattino avrebbe potuto andare a raccogliere le mele e a badare ai campi". Maioli, all’affollatissima presentazione a Palazzo Rasponi del volume ’Le Olimpiadi di un romagnolo’ – Ed. Ponte Vecchio scritto da Francesca Mazzoni, è schietto come sempre: "Non so se si possa dire davanti a tanta gente, ma… ho avuto fortuna (non usa questo termine, ndr)! Ne è nata questa carriera che mi ha dato enormi soddisfazioni. Ma fosse andata male – aggiunge a cuore aperto – avrei fatto il contadino. Sarebbe stato un ripiego, ma sarei stato felice lo stesso". In sala un pienone di sportivi: dalle amatissime ragazze dell’Olimpia Teodora ai ciclisti del primo amore a due ruote. Andrea Collinelli, oro olimpico nel 1996, con muscoli curati da Gino che, trattenendo a fatica la commozione dice: "Il mio ruolo è di secondo piano, non ho mai amato fare la star. Ma quando Collinelli è salito sul podio ho gioito per lui come se avessi vinto io". Al tavolo Umberto Suprani - che ha scritto la prefazione per la lunga amicizia e per la condivisione del passato nel ciclismo e nella pallavolo – e le tre donne che hanno ideato e realizzato il libro e che diventano cinque se si aggiungono la moglie Francesca e la figlia Roberta (elemento di continuità sportiva, essendo divenuta allenatrice di volley) determinanti per il supporto e la ricerca dei documenti e delle molte foto che arricchiscono il libro. La collega Sofia Ferranti ha seguito sempre da vicino le gesta dell’altra olimpionica Sefi Idem ("Gino è stato il secondo italiano che ho conosciuto dopo mio marito"). Sefi dice "ogni vita è un romanzo che merita di essere raccontato, ma per Gino questo è doppiamente valido". Le due, poi, hanno deciso che i racconti dovessero avere il tono romanzesco e divertito che poteva conferire Francesca Viola Mazzoni che, pur digiuna di sport, è entrata in squadra con entusiasmo.
Tra gli aneddoti, spicca quello che sottolinea il grande rapporto con Felice Gimondi. Di ritorno dal Belgio, costretti a dormire in un unico letto, il grande bergamasco, durante la notte, sognò ripetutamente la moglie Tiziana, che non vedeva da mesi. Gino, ritiratosi progressivamente verso la sponda del letto, preferì, alla fine, risolvere quello che poteva diventare un problema, dormendo a terra.
Marco Ortolani