ANDREA COLOMBARI
Cronaca

Ravenna, investito durante la pausa caffè: Inail condannata a pagare il giardiniere

Il giudice: “Era al lavoro”. Un 59enne dipendente Azimut stava uscendo da un locale di Porto Fuori quando fu investito, rimediando fratture. "Bar necessario anche per i servizi igienici", l’Istituto gli riconoscerà un 7% di danno biologico

Un giardiniere si trovava su via Stradone per la manutenzione del verde comunale contiguo alle piste ciclabili (foto di repertorio)

Un giardiniere si trovava su via Stradone per la manutenzione del verde comunale contiguo alle piste ciclabili (foto di repertorio)

Ravenna, 21 aprile 2023 – Poco importa che si fosse fatto male mentre stava uscendo dal bar dopo un caffè. In quella situazione, l’accaduto va considerato come infortunio sul lavoro. E così l’Inail è stata condannata a pagare sia le provvidenze legate al danno biologico stimato nel 7%, che 5.000 euro di spese di lite oltre ai costi della consulenza medica. Protagonista della singolare vicenda, è un giardiniere 59enne il quale, in qualità di dipendente di Azimut spa, il 29 ottobre 2020 si trovava su via Stradone a Porto Fuori per la manutenzione del verde comunale contiguo alle piste ciclabili. A metà mattinata aveva staccato per qualche minuto per andare in un bar della zona: ma mentre stava attraversando il parcheggio – come poi accertato dalla polizia locale -, era stato falciato da un’auto. Uguale a frattura di tibia e menisco.

E così , tramite i suoi avvocati Fabrizio Righini ed Erica Appi, si era rivolto all’Inail per vedersi riconoscere l’invalidità da infortunio sul lavoro, il diritto alla rendita corrispondente, il rimborso delle spese mediche e il riconoscimento dell’inabilità lavorativa per 210 giorni. Voci comuni per chi abbia a che fare con una disavventura sul lavoro.

In questo caso però l’Inail aveva respinto la richiesta ravvisando un “rischio elettivo”, cioè un comportamento volontario del lavoratore palesemente abnorme e svincolato da qualsiasi forza maggiore o necessità. Come del resto sembrerebbe indicare una sentenza della Cassazione del 1995 proprio per il “caso di un lavoratore che si fermi per recarsi in un locale per una pausa non del tutto necessaria”.

Inevitabile dunque che la questione finisse davanti la giudice del Lavoro Dario Bernardi. Nel corso della causa sono stati sentiti vari testimoni tra responsabili e colleghi del 59enne. E’ emerso che l’orario di lavoro previsto per la categoria degli operai agricoli e florovivaisti di Ravenna, è dalle 7 alle 13.30 dal lunedì al sabato. E che ciascun lavoratore ha diritto a una pausa retribuita pari a venti minuti da consumare entro le cinque ore. Quando? “La pausa la facciamo dalle 9 alle 9.20”, ha precisato un teste. Cioè circa all’orario (9.30) dell’incidente. Esiste però un problema: dove andare per i servizi igienici? Perché – sempre secondo le testimonianze - “non vengono forniti ovviamente bagni chimici dal datore di lavoro in quanto il cantiere è mobile e veloce nello spostarsi”. Ecco spiegata la necessità del bar: e peraltro quello scelto dal 59enne, era il più vicino. Il giardiniere era entrato, aveva bevuto un caffè, era andato in toilette e dopo dieci minuti era uscito finendo però sotto a un’auto.

Un addetto al verde pubblico – ha scritto il giudice in sentenza – “non lavora in ufficio: la sosta non può farla dentro locali aziendali perché non esistono, né potrebbero esistere a pena di costosi spostamenti per tutta la città”. Quindi “risulta giocoforza evidente che la pausa, il lavoratore non potesse che farla all’interno di un pubblico esercizio”. Peraltro una sosta “prevista dal contratto e imposta dal datore di lavoro con le modalità adottate dal lavorator e”. In questo caso poi era stato scelto “un bar nelle vicinanze”: il che esclude “l’esistenza di un rischio elettivo” che invece si sarebbe potuto registrare in una situazione del tipo: “Per fare la pausa pranzo in una particolare pasticceria, mi giro tutta la città e poi ritorno al cantiere”. Ma non era stato il caso del giardiniere.