Un anno e 10 mesi di reclusione con pena sospesa. È quanto ieri mattina davanti al gup Andrea Galanti ha patteggiato l’allora legale rappresentante della società, un 70enne di Bagnacavallo difeso dagli avvocati Claudio Cicognani e Michele Dell’Edera, per omicidio colposo aggravato dalla violazione di norme sulla sicurezza nei luoghi di lavoro e dalla previsione dell’evento in relazione all’infortunio che verso le 13.30 del 18 febbraio 2022 su via Capua a Cervia, era costato la vita al giardiniere 44enne Pierantonio Ferraresi di Comacchio. La ditta - DeltAmbiente soc. coop. agr. di Ravenna tutelata dall’avvocato Isotta Farina - è stata invece rinviata a giudizio.
Tre mesi dopo l’accaduto, il 70enne aveva rassegnato le dimissioni dalla carica. Secondo quanto contestato sulla base delle verifiche coordinate dal pm Angela Scorza, il 70enne, per negligenza e in violazione alla specifica norma del 2008, avrebbe omesso la manutenzione della piattaforma area, costruita nel 2007, sulla quale lavorava il defunto al momento dell’incidente: in questo modo avrebbe impedito alla macchina di operare in maniera conforme al progetto di costruzione.
In quel momento il 44enne stava potando il verde pubblico: a un certo punto il cestello sul quale si trovava, era precipitato schiantandosi al suolo a una velocità di 50 chilometri orari. I tre testimoni sentiti a caldo dai carabinieri rivieraschi, avevano riferito di "una forte botta" e di "un forte tonfo di rumore metallico: mi sono subito girato e ho visto il braccio con il cestello del collega che cadeva e terra". Ma soprattutto la moglie del defunto aveva raccontato che in più di una occasione il 44enne si era lamentato dello stato delle macchine. E aveva consegnato ai militari della caserma di Comacchio un video realizzato dal consorte con il suo cellulare il 14 dicembre 2021: nelle immagini si notava una densa fuoriuscita di fumo dal mezzo di lavoro. Inoltre il giorno dopo, il 44enne le aveva inviato un vocale per dirle che sarebbe rientrato prima a causa del malfunzionamento della piattaforma di lavoro, quella stessa il cui crollo lo aveva poi ucciso. Da ultimo il 29 dicembre l’uomo aveva riferito alla moglie di un vivace confronto con il datore di lavoro per l’ennesimo malfunzionamento della piattaforma.
Le verifiche si erano allora allargate: e oltre a quella usata a Cervia, la procura aveva disposto il vaglio di altre quattro piattaforme a DeltAmbiente. L’ingegnere incaricato dal pm, attraverso un consulenza depositata nell’agosto 2022, aveva evidenziato un gravissimo stato di usura dei mezzi. Nello specifico, secondo la procura il 70enne, sempre in ragione della carica ricoperta, avrebbe omesso di ripristinare l’appoggio principale del braccio sul telaio con conseguente sovraccarico della bretella di lavoro; avrebbe inoltre omesso di sostituire il pattino di nylon sinistro e del tampone di gomma. Ciò aveva determinato una deformazione della sezione della bretella: la riduzione di sezione aveva quindi portato alla sua improvvisa rottura. Nella misura cautelare del divieto di esercitare l’attività professionale per otto mesi, l’allora gip Sabrina Bosi, sulla base del materiale accusatorio, aveva tracciato un quadro di "macroscopici profili di colpa specifica" legati a un "gravissimo stato di incuria" alimentato da crepe, saldature eseguite in modo scorretto e spesso arrugginite. In quanto alla società, è stata tirata in ballo per l’illecito amministrativo previsto da una legge del 2001 proprio in ragione della contestazione di omicidio colposo mossa all’allora presidente del suo cda, come tale organo apicale.
Andrea Colombari