I ricordi del vicesindaco, Eugenio Fusignani, sono tanti. Con Ezio Fedele Brini ha condiviso momenti importanti, fasi storiche della vita politica della città, e la notizia della sua morte lo addolora.
Fusignani, come descriverebbe Brini in poche parole?
"Aveva un carattere particolare, frizzante. Ma soprattutto grandi e indiscusse competenze tecniche che influivano inevitabilmente sulla sua visione politica. Era la sua forza".
Nel 1993 portò al ballottaggio Pierpaolo D’Attorre. Come ci riuscì?
"Fu un’esperienza importante, anche se il ballottaggio va inserito nel clima politico di quegli anni. C’era stata Tangentopoli, un’intera classe politica era stata cancellata. Subito dopo il Pri, che non era stato toccato da Tangentopoli, aveva fatto a Carrara uno dei suoi congressi più belli. Da lì nacque l’esperienza di Alleanza democratica e, a Ravenna, il progetto di candidatura a sindaco di Brini".
Che non vinse, ma portò in consiglio comunale sette consiglieri, tra cui lei.
"Quell’esperienza politica fu la prima che cercò di unire le forze in una visione di centrosinistra voluta da Ugo La Malfa, anticipando l’Ulivo di Romano Prodi. In consiglio comunale, guidati da Brini, facemmo un’opposizione vera, nel merito. Un’opposizione sulla visione, come dev’essere. Non era un uomo di politica, ma ha saputo dare una spinta alla politica, alla maggioranza, perché la sua era un’opposizione vera, costruttiva. Di quelle che contribuiscono a tenere alta l’asticella".
Quando vi siete incontrati l’ultima volta?
"Ci siamo incontrati in centro, qualche tempo fa. Col suo solito modo diretto mi aveva sottolineato alcune cose che secondo lui non funzionavano. Ma aveva anche fatto capire che ne apprezzava altre".
a.cor.