I carabinieri lo aveva arrestato la sera del 30 maggio scorso a Cannuzzo con l’accusa di maltrattamenti contro la compagna: vessazioni di natura perlopiù verbale che, dopo la convalida dell’arresto, erano costate all’uomo - un ultra-cinquantenne difeso dal’avvocato Luigi Filippo Gualtieri - la convalida dell’arresto con divieto di avvicinare la ex a meno di 500 metri e l’obbligo di andare via da casa. Giovedì scorso, al termine del rito abbreviato, l’imputato è stato assolto dal gup Corrado Schiaretti "perché il fatto non sussiste", a fronte di una richiesta di condanna della procura a due anni di reclusione.
In estrema sintesi secondo quanto sostenuto dalla difesa, non c’era tra quelle quattro mura domestiche un quadro di maltrattamenti bensì di litigiosità di coppia. Negli stessi messaggi depositati dalla persona offesa e sulla base dei quali si è proceduto all’arresto - ha sostenuto il legale tra le altre cose nella sua arringa - erano emerse ingiurie al marito; e così anche in video che la difesa ha prodotto. Come dire che non c’era un marito maltrattante e una moglie succube di maltrattamenti: ma che tra i due c’erano ricorrenti conflitti familiari nell’ambito di una posizione di parità.
La vicenda era approdata in procura quando la donna si era rivolta ai carabinieri sostenendo di non farcela più a causa dei comportamenti del marito. Era emerso che i due stavano assieme da più di venti anni. Ad avviso di lei, lui, per via di talune problematiche, era via via nel tempo diventato sempre più prepotente e aggressivo. Era giunto a sospettare che lei avesse un altro bersagliandola - sempre secondo l’accusa - con vari epiteti.
Il giorno prima dell’arresto, c’era stato un fitto invio di messaggi di lui per sapere dove lei si trovasse. La donna al suo rientro lo aveva trovato a suo dire molto alterato e alla fine si era così risolta a chiamare l’Arma e a chiedere aiuto.
Secondo quanto poi delineato dalla procura sulla base delle dichiarazioni della donna, era da quando praticamente avevano ufficializzato la loro unione che l’uomo bersagliava la compagna ingenerando in lei un forte stato di ansia. Nella sequela, compaiono insulti di varia natura e pure qualche minaccia (del tipo "ti stacco la testa"). Ma non botte. In ogni modo, era scattato il codice rosso, come accade in questi casi. L’epilogo assolutorio ora lo conosciamo.