LORENZO PRIVIATO
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Cronaca

Ravenna, com’è Fornace Zarattini due settimane dopo l’alluvione: "Ci siamo salvati da soli"

La frazione alle porte della città cerca di ritornare alla normalità Storie di solidarietà di vicinato, ma non mancano le polemiche: "Si premino i ragazzi del paese. Le istituzioni? Qui assenti"

Ravenna, 2 giugno 2023 – La prima idea che circola tra gli abitanti di Fornace Zarattini è che la loro frazione sia stata sacrificata per salvare la città. A distanza di due settimane da quel drammatico 18 maggio, quando l’acqua cominciò a invadere strade, garage e primi piani delle case, e il sindaco decretò l’evacuazione generale, il ritorno alla normalità qui è stato più veloce che altrove.

Forse, più veloce rispetto alle aree martoriate della Bassa Romagna, ma il conto da pagare si sta rivelando ugualmente salato. Per le aziende dell’area industriale, ma anche per i residenti cui la fiumana ha portato via arredi, ricordi e risparmi di una vita.

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La seconda idea è quella che la frazione si sia di fatto messa in salvo da sola, e che le istituzioni siano state latitanti. Un gruppo di abitanti di via Orioli ne è convinto. Rosangela Gismondi, ad esempio, ha storto il naso nel leggere che il prefetto invitava i volontari a farsi da parte per non intralciare la Protezione civile: "È grazie a loro, ai ragazzi del nostro paese, se siamo riusciti a limitare i danni. In quelle giornate drammatiche, mentre eravamo sott’acqua, i giovani di Fornace si sono offerti con pale, scope e ogni mezzo per darci una mano. Altrimenti saremmo stati soli. Il Comune dovrebbe chiamarli uno per uno e premiarli. La protezione civile? Qui non si è vista".

Fornace come si presentava due settimane fa
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Li ringrazia anche Ingrid Fava, che prima di questo disastro – primo piano e garage allagati – ne aveva vissuto uno forse peggiore, il terremoto dell’Aquila: "Fino a pochi giorni fa i giovani del paese passavano per le case per sapere se ci fosse ancora qualcuno che aveva bisogno". Nuccio Brancato, noto chef ravennate, ha fatto un po’ da capofila. Lui ed altri, residenti ai piani alti, ammettono di avere disatteso l’ordine di evacuazione per potere offrire ospitalità a chi abita al primo piano.

"Nella sfortuna, siamo stati meno sfortunati di altri, che a Fornace abitano in zone più basse – spiega Brancato – e cui l’acqua ha fatto più danni. In autonomia, noi che abitiamo ai piani alti, e pur senza corrente e con scarsi viveri, avevamo deciso di rimanere e lottare, cercando di salvare il salvabile nei garage, nelle tavernette e nei piani terra. In questo modo abbiamo stretto e rinforzato legame di condivisione, rispetto e solidarietà. Non mi è piaciuto sentire dire al megafono dalle forze dell’ordine che se fossimo rimasti nelle case ciò li avrebbe deresponsabilizzati in caso di necessità da parte nostra".

Con pompe , piccole idrovore e generatori di fortuna volontari e residenti hanno portato via l’acqua dai garage, creando barriere negli accessi interni. Lo stesso Brancato ha chiamato a raccolta amici ristoratori – Molino Benini, L’Acciuga, macelleria Gabelli – che, durante quelle giornate, hanno fatto arrivare panini, pizze e salsicce, mettendoli a disposizione chi era rimasto a lottare. E le istituzioni? Si sono viste poco. Anche se, precisa Brancato, "l’assessore Igor Gallonetto in quei giorni era con me a coordinare e a dare una mano". In un post facebook lo chef ringrazia quanti si sono dannati, dormendo poche ore a notte e lavorando per giorni di fila, per salvare la località: "Un ringraziamento con il profondo del mio cuore lo devo fare ai miei vicini di casa, di via Orioli, a Marco, Antonio, Raffaella, Donatella, Cristian, Andrea, Nicole, Nives, Enrico, Lucia, Stefano, Rosy, Lisa, Riccardo, Alfonso e tutti i ragazzi e figli che sono rimasti a lottare insieme a noi".

A Fornace Zarattini l’ordine di evacuazione, che riguardava anche le vicine frazioni di San Michele e Villanova di Ravenna, era scattato nella giornata di giovedì 18 maggio. La zona industriale è forse quella che ha patito i danni maggiori. Emblematiche le foto dall’alto dell’area artigianale trasformata in laguna, e l’immagine del magazzino di ’Casa Italia’ completamente sommerso.