FILIPPO DONATI
Cronaca

I fondi per il fiume Lamone dirottati a Parma, ridati dopo la tragedia del 2023

Polemica per una delibera della Regione. L’opposizione: “La situazione di pericolo era nota”. La replica: “Fu un definanziamento temporaneo solo per evitare la chiusura di un cantiere”

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Traversara di Bagnacavallo, in provincia di Ravenna, è il paese che ha subìto la devastazione peggiore a causa della rottura degli argini del fiume Lamone

Ravenna, 23 settembre 2024 - Fino a giovedì mattina erano in pochi a saper indicare sulla mappa il borgo di Traversara. Oggi quella frazione di 500 anime nelle campagne di Bagnacavallo è al centro dei destini, se non nazionali, quanto meno regionali. Alle polemiche per la rotta sul Lamone che ha spazzato via parte dell’abitato e a quelle circa la diga di tronchi formatasi sotto il ponte ferroviario di Boncellino – anch’essa una frazione di Bagnacavallo, posta qualche chilometro a monte di Traversara – si è infatti aggiunto un nuovo capitolo, inerente una delibera regionale del 13 febbraio 2023, che sottraeva 933mila euro di fondi alla messa in sicurezza proprio degli abitati di Traversara, Mezzano e Villanova, tutti in provincia di Ravenna, a poca distanza dal fiume Lamone, per reindirizzarli sulla messa in sicurezza di Parma e del nodo idraulico di Colorno, mega cantiere da 55 milioni. A Traversara e alle altre due frazioni ravennati la delibera non lasciava altro che 266mila euro, una piccola parte del milione e 200mila iniziale. La decisione era stata contestata dal Dipartimento della Protezione civile, che aveva fatto notare come «definanziare interventi programmati per integrare le risorse afferenti a cantieri in corso non costituisce una soluzione condivisibile».

Sul tema l’opposizione non ha tardato a puntare il dito contro la Regione, per voce del segretario ravennate di Fratelli d’Italia Alberto Ferrero, candidato ‘blindato’ alle prossime elezioni: «La Regione si era resa conto che il fiume necessitasse di essere messo in sicurezza, tuttavia, rispetto a quanto era previsto inizialmente, aveva deliberato una riduzione dello stanziamento di quasi un milione di euro. Oggi, a distanza di un anno e mezzo, sappiamo come sono andate le cose». La Regione passa al contrattacco dopo alcune ore: «Con un percorso condiviso col Ministero dell’Ambiente i lavori sono stati rifinanziati nel medesimo anno per 1,2 milioni di euro. Parte delle risorse furono dirottate momentaneamente sul cantiere della Cassa del Baganza, che rischiava la chiusura per mancanza di liquidità». Nell’ottobre 2023 il flusso di fondi è stato ripristinato integralmente, otto mesi dopo la prima delibera e cinque mesi dopo la doppia alluvione di maggio. Ora il cronoprogramma dei lavori prevede 32 mesi per la messa in sicurezza: sedici per la progettazione, tre per l’aggiudicazione, tredici per l’esecuzione dei lavori. Nel frattempo a Traversara e a Bagnacavallo sabato scorso è stato effettuato un sopralluogo della Procura della Repubblica: fra i tanti aspetti al vaglio per la’pertura di un eventuale fascicolo c’è quello della diga di legname formatasi al ponte ferroviario di Boncellino. Una prima ipotesi l’ha avanzata il presidente della Provincia di Ravenna Michele de Pascale: «Su Marzeno e Lamone erano in corso enormi cantieri di disboscamento, sono stati travolti anche quelli dalle acque».

Tanti gli interrogativi per la Procura: quella diga ha aggravato le conseguenze dell’alluvione, o invece a condannare Traversara è stata soltanto la rotta che ha squarciato il Lamone? Quei tronchi perché non sono stati spostati altrove una volta tagliati? La rimozione simultanea di quelle quantità di legname lungo il fiume è stata una decisione prudente? Su quest’ultimo tema, da un anno e mezzo gli studiosi si dividono in due fazioni l’una contro l’altra armate, con gli ingegneri ambientali tendenzialmente schierati contro la vegetazione sulle sponde, e gli idrologi sul fronte opposto. La stesura di un’eventuale perizia potrebbe insomma rivelarsi un’autentica battaglia.