ANDREA COLOMBARI
Cronaca

Fondi fantasma: "Mi fidavo di Silvestrone. Io? Mai nascosto nulla". Tellarini ai domiciliari

Il lughese scarcerato dal tribunale della Libertà su istanza della difesa nella sue parole al giudice nuovi dettagli sull’indagine che la scorsa settimana aveva fatto finire in carcere quattro persone

Luca Silvestrone, 52 anni: è ancora in cella, ma ha chiesto la scarcerazione

Ravenna, 14 dicembre 2023 – Silvestrone faceva "dei convegni con il nome delle imprese". E vi "partecipavano direttamente politici da Roma con la scorta, avvocati di spicco, un parterre di persone importanti". Ecco, sì: lui insomma non aveva "mai minimamente pensato che questa fosse una bufala".

La voce narrante è quella di Lorenzo Tellarini, il 50enne di Lugo finito in carcere mercoledì scorso assieme ad altre tre persone con l’accusa di avere fatto parte di un’associazione per delinquere finalizzata principalmente a compiere truffe su fondi europei inesistenti: 395 in tutta Italia (e altre sono in corso d’identificazione) per un totale di più di un milione e 600mila euro di guadagni contestati dalla guardia di Finanza.

Il 50enne, su richiesta fatta dal suo avvocato Matteo Murgo al tribunale della Libertà di Bologna, è stato scarcerato: e da martedì si trova ai domiciliari con il divieto assoluto di comunicare all’esterno. Ai fini dell’inchiesta coordinata dal pm Angela Scorza, quello che doveva dire, lo ha già detto sabato mattina davanti al gip Sabrina Bosi, la stessa che, oltre che per lui, aveva vergato analoga misura restrittiva per Luca Silvestrone, 52enne di Ravenna indicato quale promotore, organizzatore e dirigente; Mauro Nucci, 62enne di origine svizzera ma residente a Castel San Pietro Terme; e Stefano Pignatelli, 60enne originario di Roma e residente in Sicilia.

Quando gli inquirenti sono entrati a casa sua per la perquisizione - ha esordito Tellarini - lui ha messo "tutto a disposizione: non ho mai occultato nulla". E cioè ha precisato di non avere cancellato "alcuna chat o messaggi" per tutto il tempo "che sono stato a fianco di questa persona che mi aveva chiesto questo tipo di servizio".

Ovvero il Silvestrone il quale, nel suo interrogatorio di garanzia del giorno prima, davanti al gip aveva indicato nei tre collaboratori, la possibile origine dei suoi guai. In particolare dopo avere precisato di essere "corrispondente diplomatico e commendatore" con "contatti politici dovuti alla stima che mi sono guadagnato nel corso del tempo", Silvestrone aveva sottolineato che "l’associazione non esiste". E che a un certo punto gli erano state passaste alcune "telefonate di utenti che si lamentavano di come venivano gestiti i soldi versati". Da quelle, lui aveva "scoperto che i mie colleghi stipulavano dei contratti scorrettamente".

Tellarini ha invece ribadito la fiducia che aveva nel Silvestrone uomo e imprenditore. "Io non adescavo clienti su Telegram - ha continuato davanti al giudice - mi sono stati tutti presentati da Silvestrone" il quale lo avrebbe coinvolto anche a livello emotivo facendogli "conoscere tutta la famiglia".

Il suo ruolo - ha sostenuto - era questo: "A fronte di clienti portati da Nucci, mi è stato chiesto se potevo dare una mano", ragione per la quale gli era stata messa a disposizione una mail "dove transitavano i documenti per chiedere la fattibilità" di accesso al bando.

Quindi gli veniva "affidata la determina se i clienti non percepivano il contributo" e "l’associazione stessa rimborsava il dovuto". In particolare si riferiva alla ravennate Confederimprese, società fondata dal Silvestrone. In merito a quest’ultimo, pure la sua difesa (avvocati Carlo Benini e Domenico Serafino) ha chiesto la scarcerazione sia al gip che al riesame: ma l’esito non è ancora noto.