Ravenna, 8 dicembre 2023 – Lui, secondo l’accusa, era il promotore , l’organizzatore e il dirigente di tutto quel giro. E gli altri tre partecipavano con diversi compiti.
Tutti sono finiti in carcere mercoledì scorso con l’accusa di associazione per delinquere finalizzata a un’incredibile scia di truffe e all’auto-riciclaggio.
A partire da Luca Silvestrone, 52enne di Ravenna. E poi ancora Mauro Nucci, 62enne di origine svizzera ma residente a Castel San Pietro Terme; Stefano Pignatelli, 60enne originario di Roma e residente ad Alcamo (Trapani); e infine Lorenzo Tellarini, nato a Portomaggiore, nel Ferrarese, ma residente a Lugo.
La guardia di Finanza, nell’indagine coordinata dal pm Angela Scorza, ha loro ricondotto a vario titolo ben 395 truffe su tutto lo Stivale (e altre sono in corso di identificazione) per un totale di più di un milione e 600mila euro.
Un’inchiesta articolata, a sfogliare la corposa ordinanza di custodia cautelare a firma del gip Sabrina Bosi. Tutto era partito da una segnalazione dell’unità informazione finanziaria della Banca d’Italia circa alcune operazioni sospette che ruotavano attorno a Confederimprese, società con sede legale in uno stabile di via Corrado Ricci - ultima residenza dichiarata da Silvestrone - e fondata dal 52enne ravennate nel 2021 ma rimasta inattiva fino al 25 gennaio 2022.
Da quel momento era cominciato il flusso di fatturazioni ritenuto dubbio.
Gli approfondimenti investigativi dei finanzieri della Compagnia di Faenza, delegati dal nucleo di Polizia Valutaria delle Fiamme Gialle romane, hanno disvelato in tesi d’accusa quello che nelle carte è stato descritto come "disegno criminoso".
Funzionava così secondo gli inquirenti: gli indagati contattavano persone potenzialmente interessate a ottenere finanziamenti europei particolarmente vantaggiosi in quanto per metà a fondo perduto. Quindi si offrivano di preparare la necessaria documentazione (falsa) tra cui gli stessi bandi di gara attribuiti a reali organismi dell’Unione Europea oppure a enti inventati di sana pianta.
Per le pratiche occorreva naturalmente pagare: 3.000 euro per le imprese e 2.800 per i privati.
Mentre per la richiesta di ’finanziamento immobiliare europeo’ bisognava sborsare 10mila euro che andavano versati su conti intestati perlopiù a due società: la Gea Consulting e la Mama Management, entrambe con sede a Viareggio in provincia di Lucca. Per capire il loro legame con gli indagati, bisogna a questo punto dare un’occhiata alle ricostruzioni societarie proposte dai finanzieri.
In particolare Silvestrone, socio unico e amministratore della Confederimprese, svolgeva attività di consulenza amministrativa ed era anche titolare del Centro Studi Nazionale con sede a Roma: è lui che avrebbe creato la struttura societaria fittizia ideando formato e contenuto della documentazione, ritenuta fasulla, necessaria per i finanziamenti europei fantasma.
Quindi avrebbe individuato nomi di soggetti solo fittizi - vedi ad esempio il Centro Studi - facendoli apparire come operativi e in piena salute.
La sua società ravennate è risultata essere agli occhi dei militari solo una scatola vuota: non ha mai avuto utenze e non è nemmeno possibile rintracciare la sua esatta posizione (ci abbiamo provato pure noi, invano). Il capitale sociale - 1.000 euro - è interamente detenuto da Silvestrone.
Dalla banca dati dell’Agenzia delle Entrate è emerso che tra il 2022 e il febbraio 2023 ha emesso fatture nei confronti della Mama per quasi 380mila euro e della Gea per più di 349mila euro. Nucci, indicato quale amministratore di fatto di Mama e Gea, avrebbe cioè messo a disposizione i conti delle due società per ricevere le quote incassate da trasferire poi sui conti della Confederimprese.
Nel dettaglio, la prima società (capitale sociale di 51mila euro) era stata fondata nel maggio 2017 come ’holding impegnata nell’attività gestionale’.
L’anno del ’boom’ è stato il 2022 con un considerevole incremento delle operazioni attive, perlopiù riconducibili a fatture emesse da chi aveva ricevuto consulenze da parte di Confederimprese. Gli accertamenti avrebbero portato a confermare cioè l’ipotesi segnalata dalla Banca d’Italia: ovvero di una emissione di fatture per operazioni inesistenti.
La Gea (capitale sociale di 10mila euro interamente detenuto da Mama) risulta avere la stessa dichiarata sede di Mama. Costituita nel marzo 2019, opera nel settore delle ’attività di consulenza amministrativa’. E anche in questo caso il 2022 è stato l’anno boom con un acquisto di beni e servizi da Confederimprese per oltre 225mila euro.
Secondo il lavoro degli investigatori si tratterebbe di una sovrapposizione perfetta con Mama; entrambe inoltre non risultano avere versato l’Iva in relazione alle operazioni documentate dalle Fiamme Gialle.
In quanto a Pignatelli, consulente tributarista, avrebbe indivi duato proprio nell’ambito della sua attività i soggetti adatti ai quali proporre i finanziamenti europei: una ricerca che avrebbe coinvolto pure Tellarini.
Nell’indagine compaiono infine tre società (di Roma, Argenta e Torino) che hanno avuto un fitto scambio di fatture con Confederimprese. E al cui interno potrebbero quindi figurare altri indagati di questa vicenda.