C’è voglia di Vinitaly fra le cantine del Ravennate e in particolare dell’area faentina, la pattuglia più numerosa. Dopo due anni di stop (nel 2021 ci fu una ’special edition’ ridotta) la kermesse che inizia oggi a Verona e che proseguirà per altri tre giorni è un appuntamento molto atteso. È la prima manifestazione vinicola internazionale a tenersi in Europa e quest’anno per di più anticipa l’importante Pro Wein di Dusseldorf, spostato a maggio. E quindi, nonostante una presenza un po’ ridotta di produttori rispetto al passato, c’è grande fermento e la partecipazione di numerosi importatori e compratori internazionali.
Una decina le cantine della provincia presenti. Nel padiglione 1, quello dell’Emilia Romagna, ci sono Uccellina di Russi, Sabbiona e Spinetta di Faenza (tutti e tre con il Consorzio Vini di Romagna) e poi la faentina Trerè, Randi di Fusignano, il gruppo Terre Cevico e i colossi cooperativi Agrintesa e Caviro. Nel padiglione 8, fra gli espositori della Federazione italiana Vignaioli indipendenti c’è la cantina faentina Ancarani, mentre nel 7 c’è la Zerbina di Marzeno.
Ventidue aziende saranno presenti nell’area del Consorzio vini di Romagna che organizzerà anche numerosi eventi, fra i quali, domani, il master del Sangiovese. "Siamo lieti di rientrare in una fase di lavoro fondamentale come le fiere di settore, il Vinitaly che riparte è una buona notizia per il mondo del vino – dice la presidente Ruenza Santandrea – . Oggi più che mai dobbiamo sostenere le nostre aziende con la promozione del territorio. Abbiamo molte sorprese in cantiere".
"Partiamo con grande entusiasmo – dice Rita Babini, di Ancarani –. È due anni che aspettiamo questo momento, fondamentale per i nostri obiettivi commerciali. Abbiamo la fortuna di partecipare nel padiglione dei vignaioli indipendenti, uno spazio condiviso tra 165 aziende, la cui dimensione produttiva e filosofia sono le stesse: curiamo ogni aspetto della produzione. E possiamo così trasmettere l’identità in maniera forse più diretta". Per la cantina è importante il mercato internazionale: "Per noi conta circa il 50%. Vendiamo negli Usa, in Australia, in Giappone. Le sensazioni sono buone". Grande voglia di ripartire anche per Hermes Rusticali, della Tenuta Uccellina di Russi: "Si spera di fare una buona affluenza sia da parte del pubblico che degli operatori. È la prima fiera di spessore quest’anno e quindi ci sono grandi aspettative e molte presenze di operatori internazionali". Fra i vini di punta della cantina c’è l’autoctono bursòn, ma ci sono altre bottiglie in crescita. "Presenteremo un metodo classico da cavecia, vitigno autoctono quasi sconosciuto. Lo usavano gli agricoltori per il consumo personale – racconta –. E sta riscuotendo consensi il nostro Rambèla fermo, da uva famoso".
"Ci avviciniamo al Vinitaly con grande positività – afferma Cristina Geminiani della Zerbina –. Le aspettative sono alte e ci sono tanti stranieri. Dopo due anni torniamo a raccontare progetti che nel tempo hanno preso corpo. Siamo... carichi!". La Fattoria Zerbina ha lavorato in particolare sul Sangiovese di Romagna e sui singoli cru: "Il nostro progetto più importante – spiega –. Si chiama Monografia ed è un progetto itinerante perché ogni anno cambierà, proponendo la produzione di una singola vigna, la più rappresentativa dell’annata. La prima annata ha avuto riscontri molto buoni sulle riviste". L’altro è un progetto di segno diverso: "Il Poggiovicchio è un altro cru, un sangiovese semplice, fresco, esuberante. Una nota che è presente nei miei ricordi di questa vecchia vigna. Una qualità, questa esuberanza, che è sempre stata riconosciuta ai nostri vini".
Patrick Colgan