Ravenna, 30 novembre 2023 – Gabriella Sarti a giugno ha perso il figlio, Massimo Mariani di 46 anni, colpito da una rara forma di tumore. Negli ultimi mesi Massimo aveva abbandonato la medicina tradizionale, le cure a cui si sottoponeva da due anni, per affidarsi a un metodo alternativo.
Signora, il cambiamento cosa ha comportato?
"Gli ha procurato sofferenze enormi, ma non c’era modo di fargli cambiare idea, è come se gli avessero fatto il lavaggio del cervello. Non l’ho mai abbandonato, anche di fronte a scelte che ritenevo assurde. Voglio raccontare la sua storia perché non accada ad altri".
Suo figlio quando ha deciso di affidarsi a un metodo di cura alternativo?
"Nell’ottobre del 2022, era già malato da un paio d’anni, tramite un amico ha conosciuto una ragazza che vive sui lidi ravennati. Lei per la prima volta gli ha prospettato un metodo nuovo, attraverso un’apparecchiatura in grado, gli dissero, di analizzare l’aura e il campo energetico attorno al suo corpo".
In cosa consisteva la cura?
"Massimo si sottoponeva a delle sedute a distanza, in collegamento internet con il Sudamerica. Stava davanti al pc mentre veniva misurata la sua aura. Poi i dati venivano letti e interpretati, sempre in collegamento, da altri che vivono qui in Italia".
Il costo delle sedute?
"Ogni seduta 150 euro, in seguito gli hanno fatto degli ‘sconti’ e ha pagato 70 euro. Gli hanno dato anche delle gocce, sempre pagando, ma una volta sola. All’inizio pagava lui con il bancomat, negli ultimi mesi lo facevo io, lui non riusciva più a muoversi. Credo abbia speso in tutto sui 4mila euro".
A quel punto in che condizioni era suo figlio?
"Sempre più grave, perché spinto da queste persone, aveva abbandonato cure e terapie effettuate fino a quel momento, compresa la radio. Gli ripetevano che erano state quelle cure, le medicine, i vaccini, la radio, la chemio a farlo ammalarei".
E Massimo come reagiva?
"Era sfiduciato, depresso, cercava di aggrapparsi a ogni speranza, anche la più piccola. Per questo sono riusciti a convincerlo. Massimo non era il tipo, era sempre stato una persona ragionevole, brillante, intelligente. Ma era disperato".
Poi cos’è accaduto?
"Si è convinto a tornare dall’oncologo, ma si è presentato con una persona che voleva spiegare al medico l’efficacia di quelle sedute al computer. Il medico ha detto a Massimo che doveva continuare a curarsi, ma non lo ha convinto. Io non volevo che fosse arrabbiato con me e qualunque decisione prendesse continuavo a stargli vicino".
A maggio Massimo ha accettato di essere ricoverato all’hospice di Villa Adalgisa.
"Era allo stremo delle forze. Il decorso della malattia aveva subito una forte accelerazione e soffriva in maniera indescrivibile, aveva avuto anche una crisi epilettica. Nelle ultime settimane mi ha ascoltato, si è fatto ricoverare, ma fino alla fine ha chiesto di continuare le sedute. Probabilmente sarebbe morto lo stesso, ma senza soffrire in maniera così disumana".
Denuncerà queste persone?
"Vorrei farlo, ma non saprei da dove cominciare. Le ho contattate telefonicamente, mi hanno risposto che stavo sbagliando persone. Anche tutti i messaggi nel cellulare di Massimo sono spariti, così anche tutte le mail che io avevo visto tante volte nel suo computer".