Con 29mila voti, il partito issato al 22% e un bottino di 3100 preferenze personali, Alberto Ferrero porta Fratelli d’Italia in consiglio regionale, unico ravennate fra gli eletti. Un inedito assoluto, mai riuscito neppure ad Alleanza Nazionale fra gli anni Novanta e Duemila.
Eppure dentro Fratelli d’Italia vi aspettavate un risultato migliore, non è così?
"Non condivido l’impressione di chi vede Fratelli d’Italia penalizzato in provincia di Ravenna. Abbiamo subito l’onda lunga del fatto che de Pascale sia originario di qui, per il resto possiamo ritenerci soddisfatti".
Il resto della coalizione di centrodestra è poco più che non pervenuto: che è successo?
"Mezzo secolo di amministrazioni a guida Pci, Pds e Pd hanno creato un sistema estremamente coriaceo da scalfire. Nonostante quelle che crediamo siano state gestioni della cosa pubblica disattente, l’Emilia Romagna si conferma molto ostica per la destra. Elena Ugolini ci ha messo tutto l’impegno possibile".
Secondo Eleonora Proni i toni usati contro quello che chiamate ‘sistema emiliano-romagnolo’ si sono rivelati un boomerang, ha parlato addirittura di ‘orgoglio romagnolo ferito’.
"Più che di orgoglio romagnolo parlerei della capacità di mobilitare le persone grazie ad associazioni, cooperative, società partecipate. Noi forse non siamo ancora abbastanza attrattivi, ma di sicuro non possediamo una macchina elettorale di quel genere".
Dentro Fd’I si è consumato un derby fra lei e Stefano Bertozzi impronosticabile alla vigilia: qualche meccanismo interno non ha girato come doveva?
"Abbiamo volutamente ‘giocato con tre punte’, contando anche Annalisa Pittalis, autrice di un’ottima performance a Cervia. Bertozzi ha fatto un ottimo lavoro, devo ringraziarlo. Nella Romagna faentina ha ottenuto messi di voti inimmaginabili per un candidato del centrodestra. Se fra un anno e mezzo vorrà candidarsi a sindaco di Faenza non vedo perché non dovrebbe toccare a lui".