Assolti “perché il fatto non sussiste” con contestuale immediato dissequestro degli 800 mila euro – tra disponibilità bancarie e due immobili – finiti sotto sequestro nell’autunno del 2019. Si è chiuso così martedì scorso davanti al giudice Andrea Chibelli il processo nei confronti degli imprenditori ravennati Paolo ed Edoardo Ferrari, il primo chiamato in causa in qualità di legale rappresentante e socio al 99% della Gp Project di Ferrari Paolo & C. sas di Punta Marina e l’altro in qualità di legale rappresentante e socio al 95% del Gruppo Ferrari srl di Milano.
Il primo era accusato di avere fatto uso di fatture per operazioni inesistenti e della conseguente evasione per il periodo 2012-2015; e il secondo, in concorso con il primo, per una contestata spoliazione di beni. La procura aveva chiesto condanne rispettivamente a due anni e 9 mesi di reclusione e a 9 mesi di reclusione. La difesa – avvocato Silvia Brandolini per entrambi –, l’assoluzione piena, così come verificatosi. In particolare secondo quanto sostenuto dal legale nel corso dell’arringa, durante l’istruttoria dalle testimonianze rese è emerso che le società che avevano emesso le fatture finite nel mirino degli inquirenti, erano segnate effettivamente da criticità: ma che quelle fatture corrispondevano a operazioni effettivamente svolte dall’impresa ravennate specializzata nella riparazione e manutenzione di apparecchiature elettriche. Per quanto riguarda la contestata sottrazione fraudolenta di beni, sempre per la difesa è stato dimostrato che quella operazione risaliva a due anni prima rispetto alla verifica fiscale e che era stata determinata da un problema di contabilizzazione di bilancio.
Per quanto riguarda il primo troncone di questo procedimento relativo all’anno di imposta 2011, già un altro giudice – Cristiano Coiro – a inizio anno si era pronunciato per analoga assoluzione. L’indagine era scattata da una segnalazione delle Fiamme Gialle di Vieste, nel foggiano, che aveva portato gli inquirenti a inquadrare in alcune società di Udine, Milano e Vicenza possibili cartiere create al solo scopo di emettere fatture. Ed è così che si era arrivati fino al nome della sas di Punta Marina e al sequestro da 800 mila euro poi confermato sia in Riesame che Cassazione e infine revocato l’altro ieri.