Faenza, 5 maggio 2023 – Quaranta ore dopo l’inondazione di Faenza, parte dell’area più colpita, quella di via Cimatti, in Borgo, e strade laterali fino al parco Gatti, sono ancora sommerse dall’acqua, da pochi centimetri fino anche a un metro tanto che per muoversi occorrono i gommoni della Protezione Civile (la Croce Rossa di Riccione) e dei vigili del fuoco (la colonna mobile regionale e uomini del comando di Ravenna, Faenza e Padova che hanno base alla scuola Strocchi): è l’acqua del Marzeno, esondato nella notte fra martedì e mercoledì dietro il tiro a segno in via San Martino, dove poi la strada ieri è franata, che attraverso i campi ha raggiunto via Cimatti e le laterali fino a via Silvio Pellico.
Ma qui attorno, dove strade e case seguono un profilo del terreno a saliscendi, dalle prime ore di ieri decine di persone sono al lavoro per ripulire appartamenti a piano terra, garage, cantine. Un lavoro instancabile dove nessuno è solo: sono accorsi amici, sono accorsi i vicini di casa più fortunati (qui sono bastati anche solo pochi metri a fare la differenza), sono accorsi ragazzi volontari da Bologna. Man mano i cassonetti e i marciapiedi si riempiono di suppellettili, macchinari, infradiciati, infangati, inservibili, mentre le recinzioni e gli alberelli dei giardini si riempiono di indumenti, teli e quant’altro stesi al sole.
Ovunque il segno del fango sui muri fornisce misura ulteriore della portata del disastro. In via Silvio Pellico, davanti al civico 7 Simone, titolare di una palestra in via Oriani, sta ripulendo il materiale che ha portato fuori casa, fra cui una bici sportiva. Pochi metri più avanti la strada è ancora invasa da acqua e fango. Sommerso anche il campo da basket adiacente alle storiche mura. È sorridente. "E perché dovrei essere arrabbiato? E con chi? È accaduto e basta! Erano le 5,30 che l’acqua è arrivata da monte e ha invaso tutto. Ero già fuori casa, mi ha avvertito la mia compagna. C’è tanta solidarietà in giro, ho ricevuto messaggi da amici da ogni parte d’Italia. Sabato farò una festa qui, ‘Birra e arrosticini’, così chi verrà mi darà una mano a ripulire".
All’incrocio con via Pantoli la signora Cristina e alcuni ragazzi portano fuori di casa suppellettili fradicie. "Vede questi giovani, sono volontari, vengono da Bologna, sono venuti apposta a dare una mano. E qui in giro ci sono anche giovani faentini volontari, sono organizzati dall’associazione di quartiere".
I tre bolognesi si chiamano Lorenzo, Giacomo e Antonio, hanno una ventina d’anni, studiano e lavorano. In via Pantoli 9 è al lavoro un gruppo di ragazze. Dice Valentina: "È tutto frutto della solidarietà fra vicini". Davanti al signorile palazzetto a tre piani c’è il parco Gatti che, nella parte bassa, trattiene ancora oltre un metro di acqua.
E altrettanta e più acqua è nei garage sul retro della serie di villette a schiera fra il 15 e il 30 sempre di via Pantoli. Qui a mezzogiorno entra in azione un trattore che con il cardano manovra una pompa. Dice Antonio, che si definisce un "alpino che non si tira mai indietro": "Qui nessuno è venuto a darci una mano, a chiederci se avevamo bisogno, magari attivando una idrovora. E allora ci siamo organizzati, con il passa parola fra amici e conoscenti è arrivato il trattore e ora cerchiamo di svuotare garage e cortili".
L’altro quartiere faentino inondato è quello dell’ex orto Bertoni, ai margini di via Firenze. Non c’è scantinato, tavernetta, garage in fondo a via Bertoni, verso il fiume Lamone, che si sia salvato dal metro e passa di acqua. Qui a inondare è stato il Lamone la cui acqua è fuoriuscita dalle fogne. Come già accaduto almeno altre due volte in passato, nel ’96 e nel ’98. "Ma mai un disastro del genere" raccontano Franco e Clelia, che abitano al 123 di via Bertoni e che, come tutti gli abitanti della strada, lavorano da mercoledì pomeriggio per selezionare il salvabile e gettare il resto. Anche qui, come in Borgo, i cassonetti sono zeppi. "Il fatto è che questa storia delle fogne si ripete e non pongono rimedio. Perché non è stata chiusa la paratoia allo sbocco della fogna nel fiume, a 50 metri da qui?".
Chiedo se martedì notte fossero stati avvertiti del rischio di inondazione, visti i precedenti e visto che il Lamone incombe a poche decine di metri. "Assolutamente no. A evento accaduto sono passati i vigili del fuoco a dirci che sarebbe stato inutile, durante la notte, mettere in azione le pompe. E questo ci sta, ma neanche un’auto con altoparlante ad avvertirci prima…". E il marito aggiunge: "Mi auguro che facciano sopralluoghi lungo la riva del fiume. C’è chi dice di aver visto delle crepe!". E Andrea, che abita a una trentina di metri e che con i familiari sta ripulendo garage e cantina, chiosa: "Guardi, visti i precedenti, da tempo ci siamo dotati della pompa sommersa, ma stavolta neanche l’abbiamo messa in azione. Troppo piccola rispetto al mare di acqua". Acqua e fango ancora restano invece nelle abitazioni lungo via San Martino nei pressi del Ponte Rosso, mentre la situazione è ormai normale da Biancanigo, dove il Senio aveva rotto dissolvendo la pista ciclabile inaugurata dieci giorni fa ("Escavatore e ruspa hanno lavorato dalla notte a mercoledì pomeriggio; sono stati bravi vista la quantità di acqua che usciva…" testimoniano gli abitanti della zona), fin verso Casanola, passando per la periferia sud-est di Castel Bolognese, la lunga striscia di territorio in cui è affluita l’acqua uscita dal Senio. Ieri sera, chiusura precauzionale del ponte delle Grazie sul Lamone, fra il centro e il Borgo. Era stata individuata una crepa nella struttura ma la situazione è rientrata e il ponte è stato riaperto.