Sale l’attesa per la possibilità che il Giro d’Italia 2022 veda la partenza o l’arrivo di una tappa a Faenza: l’opzione fu ventilata pubblicamente già dall’assessore regionale Andrea Corsini, alcuni mesi fa. Da allora le menti sono al lavoro. L’interrogativo è soprattutto uno: meglio ospitare l’arrivo o la partenza? Anni fa non ci sarebbero stati dubbi: delle tappe contava solo l’arrivo.
Oggi, con la diretta integrale della corsa, le piazze trasformate in grandi villaggi di partenza, le numerose riprese della città mandate in onda sui canali Rai, anche il via della tappa ha il suo appeal: lo dimostra il successo di pubblico registrato a Cervia l’anno scorso. In più, rispetto a quindici anni fa, anche nel ciclismo sono arrivati i "divi": Peter Sagan, Egan Bernal, Caleb Ewan. Tanto che anche il rito del foglio firma – poco prima della partenza, sul palco allestito nelle piazze – è diventato irrinunciabile per i fan più accaniti. Non sempre invece, nella concitazione di un arrivo di tappa, è facile riconoscere i propri idoli. Per l’amministrazione gli interrogativi sono anche di altra natura: una partenza comporterebbe un investimento di circa 50mila euro (al netto di eventuali riasfaltature che possano rendersi necessarie), l’arrivo circa il doppio.
"Il traguardo del Giro avrebbe un ritorno di immagine maggiore", ragionano a palazzo Manfredi, "ma nell’economia della città forse sarebbe la partenza di tappa quella col più significativo ritorno economico". Le ventitré squadre che partecipano a un Giro normalmente passano la notte nella città da cui dovranno partire l’indomani: per le strutture ricettive di Faenza significa una carovana composta da varie centinaia di persone. I team viaggiano con i loco cuochi, i quali però hanno bisogno di cucine pronte all’uso: non tutti gli hotel della città offrono questo servizio; andranno necessariamente coinvolti anche gli agriturismi presenti nei dintorni.
Dove partirebbe – o arriverebbe – il Giro? Su questo non ci sono dubbi: in piazza del Popolo. E lì che terminarono le ultime tappe "faentine": nel 2009 con la vittoria in solitaria di Bertagnolli e nel 2003 con quella del norvegese Arvesen, dopo un’azione di forza portata avanti col futuro vincitore Gilberto Simoni. In entrambi i casi i pullman delle squadre verrebbero probabilmente ospitati in piazza delle Erbe. All’arrivo di tappa i ciclisti potrebbero arrivare solo da corso Matteotti o da corso Garibaldi: gli altri due corsi presentano strettoie troppo pericolose nel caso di un eventuale arrivo in volata: nessuno vuole vedere ripetersi quanto accaduto quest’anno a Cattolica, dove gli incidenti negli ultimi chilometri funestarono la classifica generale. Classifica che, nel caso di un arrivo a Faenza, sarebbe probabilmente già in parte delineata: la tappa in questione dovrebbe essere parte della seconda settimana di gara. Il Giro d’Italia 2022 potrebbe vedere di nuovo un faentino alla partenza: Manuele Tarozzi, che ha da poco firmato per la Bardiani. Sarebbe il ritorno di un manfredo al Giro dopo l’epopea anni ‘90 dei vari Davide Cassani, Roberto Conti e Fabiano Fontanelli.
Filippo Donati