REDAZIONE RAVENNA

Facevano prostituire minorenni su chat porno

Due condanne confermate in appello per due lughesi: le giovani, di 15 e 16 anni, si esibivano in spettacoli erotici on line in cambio di soldi

Utilizzano soprannomi – nickname, nel linguaggio informatico – accattivanti, tipo ’Dolce Veleno’ e ’Fragolina Sexy’. Complici e vittime al tempo stesso di chi le aveva adescate, dopo la scuola si trasformavano in camgirl, esibendosi in spettacoli pornografici in diretta on line. E per ogni prestazione sulle video chat percepivano una percentuale, il 15%, sui guadagni che i loro sfruttatori percepivano dai gestori del sito per ogni account attivato. Si tratta di un 43enne e un 50enne entrambi residenti a Lugo – difesi dall’avvocato Nicola Casadio –, per i quali ieri la Corte di appello di Bologna ha confermato la condanna subita in primo grado rispettivamente a 4 anni e 3 mesi e a due anni con le accuse di pornografia e prostituzione minorile.

Vicenda inedita, di fatti invero risalenti al 2011, quando le vittime, due ragazze bolognesi, avevano 15 e 16 anni. A fare scattare le indagini della polizia postale di Bologna fu la madre di una delle ragazzine, assistendo a una conversazione telefonica nella quale la figlia chiedeva consigli sulle frasi da utilizzare per proporsi sessualmente. Scoperta, la giovane le raccontò che un uomo le aveva proposto di esibirsi in intimità, con il viso oscurato, assieme a un’amica, davanti a una webcam di un sito pornografico, in cambio di denaro. Da lì si è arrivati alla chiusura della videochat erotica e, attraverso le intercettazioni telefoniche, a individuare gli adescatori. Da un ’sms’ intercettato (whatsapp era agli albori), una delle ragazze rivendica il compenso: "voglio i miei 35 euro". Sentita dalla Polposta, la minore aveva confermato tutto, riferendo di avere conosciuto sul sito di incontri Badoo un uomo – il 43enne – che le aveva proposto "di fare un sacco di soldi" effettuando esibizioni hard su un sito internet. Al provino per diventare camgirl si era presentata con un’amica, e vi prese parte anche un’altra ragazza (processata a parte) che, per convincerle, con toni entusiastici raccontava che con i proventi degli show riusciva a pagarsi l’università. Il provino consistette in un’esibizione con spogliarello e atti sessuali, dopo di che il più giovane dei due imputati – all’epoca 33enne – fornì loro le credenziali per accedere al sito e una pistola giocattolo per i giochi erotici, e da ultimo la sua abitazione di Lugo come teatro delle loro esibizioni. Quindi vi assisteva, esortandole ad osare di più. E le invitava, per guadagnare più denaro, a realizzare video sexy da divulgare in rete. Tra agosto e novembre 2011 le due minori eseguirono insieme quattro sessioni di video chat, assecondando le richieste degli utenti di rapporti lesbo. Il tutto, fino a quel momento, per la somma di 60 euro che il 43enne aveva loro consegnato.

Gli imputati hanno ammesso di avere reclutato le minori, il 50enne tentando di ridimensionare il proprio ruolo. Le intercettazioni hanno dimostrato che le due minori erano velocemente transitate della prestazioni sessuali on line a quelle vere e proprie, incontri non più solo virtuali in cambio di poche decine di euro con soggetti conosciuti nei vari siti. I loro adescatori, si legge nella sentenza di primo grado, le avevano allettate in modo subdolo e insidioso, con frasi del tipo: "La vostra generazione un futuro non ce l’ha. Per averlo, o emigri, oppure questo è un modo...".

Lorenzo Priviato