LORENZO TAZZARI
Cronaca

Fabrizio Matteucci morto, Michele de Pascale "Innamorato di Ravenna"

Il ricordo commosso del sindaco attuale. "Un uomo generoso e attento che metteva la città prima di tutto"

Fabrizio Matteucci, avrebbe compiuto 63 anni tra pochi giorni

Fabrizio Matteucci, avrebbe compiuto 63 anni tra pochi giorni

Ravenna 17 febbraio 2020 - È morto ieri mattina l’ex sindaco di Ravenna Fabrizio Matteucci (foto), colpito da un malore mentre si trovava a casa. Esponente del Pd, è stato primo cittadino della città romagnola dal 2006 al 2016, per due mandati, e attualmente era direttore dell’Anci dell’Emilia Romagna. Nel 2006 fu eletto con il 68,9% dei voti. Uomo di partito, da sempre, con incarichi di peso, dal 2000 al 2005 era stato consigliere regionale. Matteucci avrebbe compiuto 63 anni il 21 febbraio, lascia la moglie Simona e il figlio Sayo. Dalle 10.30 di questa mattina, in municipio a Ravenna sarà allestita la camera ardente, aperta a tutti coloro che vorranno portare l’ultimo saluto. I funerali si svolgeranno martedì 18 alle 14 nella chiesa di San Pier Damiano. Tantissimi i messaggi di cordoglio e di affetto per l’ex primo cittadino.

"Sono stati 10 anni meravigliosi, non trovo altra parola. Per chi ha la mia storia, fare il sindaco della propria città è la più grande fortuna che possa capitare. Non credo di essere cambiato: penso di essere una persona molto semplice, e di esserlo rimasto". E’ la risposta di Fabrizio Matteucci a una delle domande dell’intervista che rilasciò al Carlino nel maggio del 2016, l’ultima da ‘primo cittadino’ di Ravenna.

Sindaco Michele de Pascale, è questo il ricordo che porta con sé di Matteucci, suo predecessore? "Con queste parole Fabrizio si descrive benissimo. Prima di qualsiasi altra cosa era un ravennate innamorato della sua città. Ciò che più amava dei ravennati era la generosità, a partire dal mettersi a disposizione nel volontariato, sia sociale che sportivo o politico. Questo mettersi a disposizione degli altri era una caratteristica che apprezzava sopra tutto. E lo capivi guardandolo negli occhi, gli si riempivano di gioia quando si trovava di fronte a un volontario".

Quando, dopo la scomparsa di Enrico Liverani, toccò a lei candidarsi a sindaco, quale fu la prima cosa che le disse Matteucci? "Una delle frasi che mi ripeteva era che i ravennati avrebbero cercato di convincermi che una delle caratteristiche della città sarebbe stata più importante dell’altra. L’industria più importante del turismo, il turismo più dell’agricoltura, quest’ultima superiore al commercio. Ma la grandezza della nostra città - mi ripeteva e io condividevo - sta nel tenere assieme tutte queste eccellenze".

Di lui si ricordano foto e frasi d’effetto: l’immagine di quando versa un secchiello di mojito in una fognatura, a Marina di Ravenna, le ordinanze antialcol e antivetro. C’era forse la voglia di chiudere con un passato che non condivideva? "Fabrizio era un uomo di sinistra e ne era orgoglioso. Aveva fatto parte dei vertici nazionali della federazione giovanile comunista, quindi aveva discusso le problematiche di questa età. C’erano alcune sottovalutazioni della sinistra che lo facevano arrabbiare: una di queste era la minimizzazione del tema della sicurezza, prima di tanti altri aveva capito che il problema era molto avvertito. Era un tema centrale, così come quello dell’abuso di alcolici nei più giovani".

La seconda grande polemica di quegli anni riguardò il porto, lo scontro con l’allora presidente dell’Autorità portuale, Di Marco, sull’escavo dei fondali. Come visse quei giorni? "Era una persona che soffriva molto degli scontri, lo provavano anche fisicamente. Era amareggiato per gli scontri tra Comune e AP, perché fondava molto il suo lavoro sui rapporti personali".

Come reagì alla vittoria di Matera davanti a Ravenna, nella competizione per diventare Capitale europea della cultura 2019? "Riteneva di aver fatto la cosa giusta per la città. Al di là del risultato, non visse l’esito come una sconfitta. Sapeva di lasciare in eredità alla città un importante investimento".

De Pascale-sindaco, quale insegnamento le ha lasciato Matteucci? "Gli ho sempre invidiato la capacità di prestare la stessa attenzione a un ministro come a un semplice cittadino, soprattutto se aveva problemi personali da affrontare. Fabrizio è sempre stato un uomo generoso".