Ravenna, 16 febbraio 2020 - Era l'uomo dalle grandi sfuriate, ma anche dal grande cuore. Quel cuore che l'ha tradito questa mattina, nella sua casa di Ravenna, assieme all'adorata famiglia. La notizia della morte di Fabrizio Matteucci (foto) è uno choc per la città che lui ha guidato per dieci anni, dal 2006 al 2016, con quella fascia tricolore diventata alal fine sempre più pesante, sotto i colpi di una crisi economica devastante e difficile da gestire. Matteucci era sparito dalle luci dei riflettori il 19 giugno del 2016, quando aveva passato il testimone a Michele de Pascale. Era stanco, accusava lo stress di due mandati e sentiva il bisogno di recuperare tranquillità, e così era stato: era poi diventato direttore regionale dell'Anci Emilia-Romagna e aveva ritrovato serenità.
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I suoi dieci anni da sindaco di Ravenna sono stati importanti e nella seconda parte non facili: la crisi economica non ha risparmiato Ravenna e Matteucci si è trovato a dover prendere decisioni complicate che spesso lo hanno messo al centro della bufera politica. Ma in lui la città ha sempre trovato un difensore granitico: Ravenna veniva regolarmente prima di tutto, amava ripetere. Vide come il fumo negli occhi i manifestanti No Tav davanti alla Cmc in via Trieste, ed epica fu la sua battaglia per il futuro del porto contro il presidente dell'Autorità portuale Galliano di Marco, un braccio di ferro che ovviamente lo vide vincitore. Matteucci era un uomo dalle decisioni improvvise, se vedeva il fumo della battaglia, ci si buttava dentro, come quel giorno di aprile del 2009, quando Marina di Ravenna fu paralizzata da decine di pullman di giovani calati i sul lido in cerca di sballo.
Il giorno dopo giro di vite e addio happy hour, con polemiche a non finire da parte dei titolari degli stabilimenti balneari. Fabrizio Matteucci aveva un volto duro, era il sindaco-sceriffo, ma anche un volto umano con una notevole sensibilità. Volle lui la minirotonda fra Adriatica e Ravegnana, per dire stop ad un'infinita catena di incidenti. E quando firmò l'accordo con l'Anas volle con sè la figlia del macellaio Angelo Camillini, ultima vittima dell'incrocio, e impugnarono insieme la penna che siglò il via libera alla rotonda.
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Era amico del cardinal Ersilio Tonini e alla sua morte disse, "Oggi la città saluta un sant'uomo", non proprio una frase che tanti uomini della Sinistra pronuncerebbero. E difatti i funerali saranno in chiesa, a San Pier Damiano (martedì alle ore 14), perché Matteucci era un credente. Un uomo che sognava in grande per la propria città: sperava di vederla diventare Capitale della cultura 2019, e rimase delusissimo alla scelta di Matera. Gli ultimi anni del suo secondo mandato sono stati complessi, alcune sue battagliadiscutibili, come quella della mini-Imu che lo vide spesso ospite sulle tv nazionali, ma anche quando si è assunto decisioni scomode ha sempre messo Ravenna davanti a tutto. E di questo oggi bisogna più che mai rendergli atto.
La camera ardente sarà domani (lunedì) dalle 10.30 in Municipio. Com'è tradizione la salma sarà vegliata da picchetti a rotazione. Il primo picchetto sarà formato dal sindaco Michele de Pascale, e dai tre sindaci precedenti: Aristide Canosani, Vidmer Mercatali e Giordano Angelini. Funeralì martedì, alle 14 alla chiesa di San Piero Damiano.